giovedì 22 maggio 2014

Il #voto per le #ElezioniEuropee in Gran Bretagna

Non potendo tornare in Italia per partecipare alle elezioni europee, ed essendo arrivato in Gran Bretagna solo quando ormai la scadenza per la registrazione per poter votare i candidati italiani da qui era già passata, ho deciso di avvalermi del diritto, garantito a tutti i cittadini dell'Unione Europea residenti fuori dal proprio paese, di votare per i candidati della nazione in cui si vive.
La scelta del partito da votare è stata immediata: laburista, data la comune appartenenza ideale e alla famiglia del socialismo europeo. Perché scrivere questo post, allora?
Perché io, da persona con pluriennale esperienza nei seggi elettorali (come scrutatore e segretario) sono rimasto basito dagli standard infrastrutturali e procedurali del voto da queste parti.


Per noi andare al seggio significa spesso recarsi in una scuola, con all'ingresso un carabiniere, un poliziotto o un equivalente ufficiale di pubblica sicurezza all'ingresso che si annoia o ci prova con le elettrici carine che si presentano. In seguito, al momento del ritiro della scheda, ci vengono richiesti un documento (cosa che in realtà nel mio paese non accadeva, ci conoscevamo tutti e per legge basta il riconoscimento di un membro del seggio per l'accertamento dell'identità dell'elettore) e la tessera elettorale, ci viene data una scheda stampata a colori solo dalla tipografia autorizzata dall'appalto e veniamo invitati ad entrare in una cabina elettorale che ci nasconde totalmente alla vista degli altri.
Il seggio elettorale di Whiteley
Immaginate la mia sorpresa quando ho scoperto che il mio seggio era nel centro ricreativo (come tradurre altrimenti "leisure centre"?) del paese, dove le signore vanno a fare yoga e a sorseggiare il thé e i maschietti ad allenarsi ai pesi e bere birra.
Ma vabbeh, in fondo cosa importa, un luogo vale l'altro. Al seggio faccio vedere il certificato elettorale che ho ricevuto per posta: a parte che non era obbligatorio portarlo con sé, ma nessuno mi ha controllato un documento, pur dopo aver chiesto come funziona la procedura visto che era la mia prima volta in Gran Bretagna (per di più, si sono fidati di me nonostante il mio vistoso accento italico). Il meglio però è stata la scheda elettorale: una fotocopia dell'originale. Mi sono infine recato alla cabina elettorale, che in realtà era un lungo tavolino con dei separés a delineare gli spazi destinati a ciascun votante, stando in piedi con le spalle rivolte alle persone del seggio (che erano tre, mentre in Italia ce ne sono 6...), che non dovevano fare alcuna registrazione, tranne depennare il mio codice sul registro. In Italia invece al momento del voto ogni scrutatore deve compilare sia il registro comunale (per l'identificazione), sia quello degli elettori (con estremi del documento d'identità e numero di tessera elettorale), mentre prima del voto deve controllare e vidimare tutte le schede, che vanno in seguito timbrate dal presidente di seggio.
Inizialmente viene da sorridere, perché una mente come me abituata a questi formalismi ritiene dilettantesca l'organizzazione britannica del voto, ma poi... Ma poi penso che tutti questi passaggi noi in Italia li facciamo perché non ci fidiamo di nessuno, siamo sempre pronti ad aspettarci la fregatura dietro l'angolo, e spesso non senza ragione... D'altronde, la tipologia di procedure elettorali non è di per sé garanzia di democraticità: pensate ad esempio all'Afghanistan, dove l'elettore deve addirittura immergere il dito in un inchiostro indelebile, in modo da essere sicuri che non possa votare due volte, e poi ricordatevi di quanto sia matura la vita politica da quelle parti.
Insomma, forse è proprio la serietà del corpo elettorale a garantire la correttezza del voto, più che i bizantinismi nostrani.
P.S.: ho poi scoperto che il mio seggio era tutto sommato tra i più normali: controllate questa galleria fotografica tratta dal Guardian per capire che intendo.
P.P.S.: la nostra seguace Eleonora ci ha inviato la foto del suo seggio elettorale: gli inglesi, l'avrete capito, sono spartani...

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