In tempi di crisi della politica, specie in Italia, uno dei fenomeni più rilevanti e associati a tale degrado è l'autoreferenzialità della classe dirigente, che si riflette in particolare nella vacuità delle parole e delle tematiche che sono volta per volta oggetto di discussione.
A questo fenomeno già presente in Italia da almeno vent'anni si è sovrapposto il lato deleterio della comunicazione rapidissima dei social network, che richiede espressioni brevi ed incisive in grado di catturare l'attenzione di un pubblico sempre più disabituato a una riflessione approfondita, per tutta una serie di cause che non sono però argomento di discussione di questo post.
Quello che interessa in queste righe non è criticare il cambiamento della comunicazione, ma l'effetto combinato che esso ha con la povertà delle proposte politiche circolanti. Nel dibattito pubblico si è andata generando una grande quantità di espressioni, di parole chiave, di concetti che apparentemente dovrebbero sottintendere un intero mondo, ma che, non venendo dalla semplificazione di una riflessione profonda ma essendo nate esclusivamente per raggiungere un pubblico ampio, spesso peccano di banalità e semplicismo.
Parole come riforme, buon senso, fare, concretezza, sono state ripetute fino all'ossessione nel linguaggio della nostra classe dirigente, perdendo così ogni significato ed assumendo solo il ruolo di vuoti contenitori che chiunque può usare per farsi bello: tali parole, che si presuppongono essere vincenti e condivisibili, diventano uno strumento di marketing piuttosto che dei concetti da trasmettere.
Su questo blog cercherò di analizzare alcune di esse, partendo da quella che ho recentemente discusso in una chat su Facebook con un mio conoscente: il buon senso.
Questo concetto viene usato in molti modi in politica: "Le nostre proposte sono di buon senso, a prescindere da destra e sinistra, perché in questa situazione di crisi tutti sanno cosa bisogna fare ma non lo si fa mai" è un concetto che, in formulazioni differenti ma simili, ho sentito da quasi ogni soggetto, sia esso il PD, Scelta Civica, Forza Italia, il Nuovo Centrodestra, ma anche il Movimento 5 Stelle, Fratelli d'Italia o altri: insomma, opposizione e governo sono accomunati da questo rifarsi a una presunta verità inconfutabile dalla quale derivano immediatamente le proprie proposte.
Quante volte si è sentito dire che "È buon senso abbassare le tasse", o "È buon senso ridurre gli sprechi" o "È buon senso combattere la corruzione" è così via?
Qui viene in aiuto la chat su Facebook menzionata in precedenza: nasceva da un opinione da me espressa sul giornalista Aldo Cazzullo, da me non apprezzato per quanto segue.
Quante volte si è sentito dire che "È buon senso abbassare le tasse", o "È buon senso ridurre gli sprechi" o "È buon senso combattere la corruzione" è così via?
Qui viene in aiuto la chat su Facebook menzionata in precedenza: nasceva da un opinione da me espressa sul giornalista Aldo Cazzullo, da me non apprezzato per quanto segue.
Mi rendo conto di essermi espresso in maniera inutilmente verbosa e difficile, ma la sintesi data da uno dei membri della chat (non a caso conterraneo di Renzi, uomo fin troppo immediato quando comunica) è illuminante.
Ti farebbero mangiare la merda in nome del buon senso
Il buon senso non è una proposta, ma è usato per far passare qualunque idea, che diventa valida solo perché vi è appiccicata questa etichetta. Quando anche Mario Draghi dice "Padoan sa cosa deve fare, lo sanno tutti" uccide la politica, che per sua natura è confronto tra diverse proposte nate per risolvere i problemi della vita reale.
Il punto è che non esistono soluzioni in assoluto corrette, esse diventano tali solo in base alla visione che si ha della società (la cosiddetta ideologia, per usare una parola oggi non di moda ma che per me è bellissima): è più giusta una società dove si predilige un riequilibrio delle diseguaglianze o una che premi in tutto e per tutto il successo individuale, essendo quest'ultimo dovuto al duro lavoro? Per andare più nel concreto, abbassare le tasse non è una soluzione, ma è un obiettivo: la soluzione consiste nelle scelte che si fanno per coprire le minori entrate dovute al calo della tassazione in certi ambiti. Per esempio, per abbassare le tasse sul lavoro è giusto aumentare la tassazione in altri ambiti o tagliare alcune voci di spesa pubblica? E quali voci? La risposta dipende dal tipo di società che si ha in mente: non esistono soluzioni di buon senso, al limite obiettivi che lo rispecchiano.
La validità delle soluzioni proposte può essere data esclusivamente dal loro successo elettorale e dai risultati che si ottengono applicandole, ma non può essere determinata a priori, in nome di un presunto buon senso che santifica ogni cosa, anche la merda.
La validità delle soluzioni proposte può essere data esclusivamente dal loro successo elettorale e dai risultati che si ottengono applicandole, ma non può essere determinata a priori, in nome di un presunto buon senso che santifica ogni cosa, anche la merda.
Gli effetti di questa trasformazione, che è la supposta morte delle ideologie, sono sotto gli occhi di tutti: senza una visione di una società alle spalle, cosa altro è la politica, se non un vuoto mantenimento degli equilibri esistenti e una spartizione di cariche e di influenza?
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