domenica 27 gennaio 2013

Ingroia ed Andolina

Oggi sul solito FB vedo alcune polemiche sul fatto che anche Ingroia candida "impresentabili" in Friuli Venezia Giulia.

Leggo e sobbalzo, l'impresentabile è Marino Andolina! Vedo articoli del Fatto e di Libero. Ma Andolina è ben noto a Trieste, noto e stimato, quindi vederlo paragonato a personaggi come Verdini e Cosentino mi fa male.

Premetto che non sono un esperto di medicina, ma leggendo un po' ho una mia opinione, per quel che vale.

Sulla candidatura posso capire che si ignori chi sia la persona e che si ignorino i fatti e quindi fermandosi al fatto che Andolina sia indagato (e torniamo alla precedente polemica tra la Spuma e lo Spritz sui giudizi e le sentenze) si possa pensare male. Ma come sempre io ho questa utopistica idea che i giornalisti dovrebbero fare proprio questo mestiere, invece si limitano a pigiare sui tasti senza pensare un attimo.

Mi delude anche Ingroia, che sentito il casino dell'impresentabile invece di informarsi si defila e in pratica chiede ad Andolina di farsi da parte. Secondo me ha sbagliato, doveva informarsi, capire che che questo poteva essere politicamente utile per parlare delle cellule staminali ed "usare" Andolina. Ma alla fine la ragione politica prevale, la forma sopra la sostanza, che oggi non bisogna avere indagati, neanche indagati per aver fatto la cosa giusta contro una legge ingiusta.

Vi prego di vedere questo video del 2009 dove Andolina spiega che per quello che sta facendo - curare persone con le staminali - riceverà un avviso di garanzia. Lo sapeva, ma evidentemente pensava fosse meglio curare le persone. Che scemo!

Infatti paragona la situazione ai processi contro Galileo!



Inoltre: cercando un po' di informazioni ho trovato perfino un articolo del Giornale che 4 mesi fa difendeva Andolina (ovviamente per attaccare i giudici, ma si sa la politica del Giornale).

Riporto alcuni passaggi di questa intervista, ma vi invito a leggerla integralmente:

Dott. Andolina, ci parli di come nasce il suo lavoro, il suo impegno…
“Ho cominciato nell’ 84 a fare trapianti di midollo. Sono stato il primo pediatra in Italia, il mio impegno principale era questo. Poi, casualmente, mi sono imbattuto in una terapia cellulare, cioè con cellule diverse di quelle che si usano per il trapianto di midollo e, quindi, senza saperlo, nell’86-87 ho fatto il primo trapianto di cellule staminali per una malattia genetica.”
Fatto dove?
“L’ho fatto a Trieste. In ospedale. Con cellule staminali prese da una placenta. Poi, l’ho fatto un paio di volte, i pazienti sono guariti, però avevo altro da fare diciamo, ero molto impegnato con i trapianti di midollo e ho lasciato stare. Poi, ho cominciato ad iniettare, anche lì per caso, iniettare cellule per via lombare in pazienti con malattia genetica: anche lì sono migliorati drammaticamente…”
Favorevolmente vuole dire?
“Certo, favorevolmente, casi gravissimi certo, perché erano pazienti comunque trapiantati col midollo che non aveva funzionato e quindi avevano associato questa terapia intratecale, che vuole dire per via lombare. E lì anche questo ha funzionato, solo che in quel momento avevo solo pazienti con malattia molto avanzata, quindi, stavano meglio ma non potevo godersi la vita, diciamo e ho avuto un certo ostacolo da parte della comunità scientifica per cui ho detto: ‘beh, ragazzi io ho altro da fare, lasciamo stare anche le malattie genetiche’. Quindi, nei primi anni Novanta ho lasciato anche questa terapia per via intratecale, che per quel che mi risulta potrebbe essere stata anche la prima al mondo anche quella.”

(...)
E mi becco un avviso di garanzia, perché uno dei pazienti, dopo un anno dalla sospensione delle cure per volontà della famiglia, muore di vecchiaia, di una polmonite curata in un modo piuttosto –diciamo- sfortunato”.
Lei viene accusato di cosa?
“Di omicidio, perché è morto dopo le staminali, un anno dopo; ovviamente, l’incriminazione va in nulla, perché era assurda l’accusa, però, intanto, i giornali ne hanno parlato nei termini ‘muore dopo le staminali’. “
Giornali seri?
“Uuu, anche ‘Le Iene’. ‘La Stampa’ di Torino ‘assatanata’. Da quel momento, tutta l’attività sulle staminali viene indagata come irregolare; io sospendo questa attività, perché il mio ospedale, il ‘Burlo Garofolo’ di Trieste, mi ferma; cerchiamo nell’aprile 2010, cambiando il direttore generale, di ripartire. Costui promette pubblicamente –è registrato- di ricominciare secondo i crismi della ‘legge Turco’ del 2006, tutto in regola. Un giurista ci dice che possiamo farlo, anzi dobbiamo farlo. Arrivano i Nas di Torino e minacciano il mio direttore di sanzioni penali se ci prova. “

(...)
Lei tecnicamente è sotto indagine?
“Ah, sì certo, però anche chi mi sta indagando, penso, potrebbe esserlo.”
Ma lei che ne pensa di un Paese del genere?
“Beh, io quando voglio rilassarmi vado in Iraq, a passare un po’ di tempo in un Paese civile”.
Iraq?
“Iraq, Afghanistan, Darfur, Somalia. Mi rilasso, mi passa la rabbia, mi sento pù al sicuro anche.”

(...)
Lei dice che con le staminali gli effetti ci sono veramente?
“In alcune malattie si guarisce, in altre ne fermano la progressione, perlomeno diciamo che di solito nelle peggiori delle ipotesi vedo piccoli miglioramenti.”
Che si deve fare?
“Arrabbiarsi”.
Vi state muovendo sul piano istituzionale?
“Su tutti, dal Presidente della Repubblica, al Papa non ci siamo ancora arrivati, ma non lo escludo.”
Ma di cosa siete accusati?
“Di avere violato le regole sulla produzione dei farmaci, quindi pericolosi alla salute”.
Di cosa si tratta, per caso, della lobby dei farmacisti?
“A livello europeo la lobby farmaceutica, a livello locale l’Aifa, che per motivi che non conosco ha deciso così”
Ma i risultati scientifici?
“La vita della gente è secondaria, i timbri sui fogli di protocollo sono più importanti delle vite, quello che importa è la forma mai la sostanza.”

(...)

Drammatica è anche la storia della piccola Smeralda. Il padre Giuseppe Camiolo, che ha evidenziato la sua positiva esperienza in rianimazione pediatrica dell’ ospedale “Nuovo Garibaldi” di Catania, dove si trova la bambina, ha risposto a qualche nostra domanda:
“Il caso è di nostra figlia, la seconda di due gemelline, nate il primo marzo del 2011, bambine sane, perfette, purtroppo al parto qualcosa non è andata bene, non posso addentrarmi su questo punto perchè c’è un procedimento legale. La bambina ha avuto un’asfissia tossico-ischemica, la bambina in coma, sentenza di morte, bambina che vivrà pochissimo e anche se se vivrà sarà per sempre in uno stato vegetativo, legata ad un respiratore e ad una pompa per essere nutrita. Queste le prospettive della nostra bambina.
Da quel momento chiaramente da genitori di una bambina sana, traumatizzata alla nascita, non ci siamo fermati, abbiamo iniziato a cercare quale potesse essere la soluzione, un aiuto da dare a questa bambina, l’unico aiuto che si può dare ad un danno cerebrale oggi è nelle cellule staminali, l’unica speranza. In Italia la materia è controversa.
Abbiamo trovato nella Stamina foundation che ha fatto una collaborazione con gli Ospedali Riuniti di Brescia, quindi, il secondo ospedale in Italia, un’ eccellenza, hanno fatto un accordo a norma di legge, hanno varato un protocollo per trattare i pazienti con cellule staminali. Abbiamo mandato la storia clinica di Smeralda, è stata approvata da un comitato etico, abbiamo fatto due delle cinque dosi che doveva fare la bambina. Fatto sta che la bambina dopo le prime due infusioni di cellule staminali ha iniziato ad avere dei piccoli miglioramenti, certificati dai medici di Catania, qindi, parte terza, non coinvolta, al chè arriva un’ordinanza che blocca tutto”
Chi ha fatto l’ordinanza?
“L’ordinanza l’ha fatta l’Aifa, che è l’agenzia italiana del farmaco. L’ha fatta a metà maggio. Di fatto bloccano una terapia approvata a norma di legge, approvata da un comitato etico, iniziata con dei miglioramenti che stavano avvenendo, quindi mi stanno dicendo che mia figlia praticamente deve morire così”.
Lei cosa farà adesso?
“Ho chiesto aiuto a tutte le istituzioni, le cariche istituzionali più alte, ho denunciato il fatto alla Procura della Repubblica di Brescia, spero che qualcuno ricordi prima di essere un uomo e poi di essere una carica istituzionale, quindi a tutela del cittadino.”

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