sabato 10 agosto 2013

IMU: quando rimuovere una tassa non è necessariamente un bene.

Oggi il Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) ha pubblicato sul proprio sito un rapporto contenente nove ipotesi di modifica sulla tassazione degli immobili (IMU e TARES). Non parlerò qui delle reazioni politiche che tale documento ha suscitato: il solito balletto tra il PDL, che vuole che sia abolita per la prima casa perché così guadagnerà parecchio consenso elettorale, e PD, che invece non la ritiene una priorità proprio perché non ne guadagnerebbe neanche un voto, sinceramente non mi interessa.
Mi voglio soffermare sul documento in sé, che ammetto di aver letto in grande velocità, anche perché composto di 100 pagine, un vero e proprio mattone (sempre a proposito di case) che però, anche se sfogliato con un'attenzione minima, fornisce molte informazioni importanti.
Il sommario delle nove proposte (preso dal sito di Repubblica) include:

1) Esenzione totale dall'Imu per l'abitazione principale. Circa quattro miliardi.
2) Incremento non selettivo della detrazione di base dell'Imu prevista per l'abitazione principale. Costa da 1,3 a 2,7 miliardi a seconda dell'aumento della detrazione.
3) Rimodulazione selettiva dell'esenzione dall'Imu sull'abitazione principale (con diversi parametri: in funzione del valore dell'immobile; parametrata al reddito; in funzione della condizione economica del nucleo familiare, misurata attraverso l'Isee; applicazione dei valori Osservatorio del mercato immobiliare per la determinazione della base imponibile). Vale da 1 a 2,3 miliardi a seconda della rimodulazione scelta.
4) Interventi sull'Imu relativa all'abitazione principale contestuali ad altri tributi (contestuale eliminazione/riduzione della deducibilità ai fini Irpef delle rendite abitazione principale e reintroduzione totale/parziale in Irpef dei redditi degli immobili non locati; rimborso dell'Imu sull'abitazione (integrale o parziale) attraverso l'attribuzione di un credito di imposta (o una detrazione); esenzione dall'Imu per l'abitazione principale e contestuale rimodulazione della Tares relativa ai servizi indivisibili). In questo caso si ipotizzano anche recuperi di gettito fino a circa 2 miliardi fino a 4,3 miliardi.
5) Deducibilità dell'Imu solo per le imprese. Costerebbe 1,2 miliardi.
6) Restituzione ai Comuni del gettito derivante dagli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D. Costerebbe 4,6 miliardi, ma senza benefici diretti per imprese o famiglie.
7) Abolizione dell'addizionale comunale all'Irpef e contestuale incremento dell'Irpef. Con una perdita di gettito di circa 3,4 miliardi, ma anche in questo caso senza benefici diretti per imprese o famiglie.
8) Derubricazione della revisione dell'Imu relativa all'abitazione principale a un problema di finanza locale. Si punterebbe a accrescere l'autonomia finanziaria dei Comuni, potenziando i margini di discrezionalità sul fronte della Tares, dando loro la possibilità di introdurre una service tax per la copertura dei servizi indivisibili (in ipotesi, fino a un massimo di gettito potenziale dell'ordine di 2 miliardi).
9) Abolizione della prima rata dei versamenti Imu sospesi ai sensi del decreto 54 del 2013. Costa 2,4 miliardi.

Le ipotesi 1 e 2 sono "piatte", nel senso che non tengono conto di nessun altro parametro (reddito, valore catastale, ecc.) ma si limitano o a cancellare del tutto o a diminuire alla stessa maniera (di fatto o praticamente) la tassazione per tutti. Queste due soluzioni sarebbero molto regressive, ossia darebbero maggiori benefici a chi già possiede un reddito più cospicuo: le tabelle alle pagine 13 e 19 del documento del MEF confermano con dei numeri questa affermazione. Questo accade perché, come mostra il grafico a pagina 14, vi è una correlazione tra reddito personale e valore della propria casa: ovvio, risponderebbe qualcuno, che più uno guadagna più può permettersi una casa migliore e quindi più costosa. Vi sono varie ragioni per cui un tale approccio secondo me è da evitare. Per cominciare, per la nostra Costituzione "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva." Ma senza scomodare i massimi sistemi si comprende che in un periodo come questo un'azione di governo efficace dovrebbe dare un po' di respiro soprattutto a chi è più soffocato dalla crisi e non a chi ha già i mezzi per andare avanti in maniera migliore. E poi non sono il solo a parlare di ragioni di equità: oltre al MEF, che lo fa in questo documento, ci pensa addirittura il Fondo Monetario Internazionale, che non è proprio una filiale dell'internazionale comunista.
I punti 3 e 4 sono più elaborati e quindi non mi azzardo a dare una mia opinione sul dettaglio, ma mi permetto solo di osservare una cosa: in base al citato principio di progressività sarebbe meglio legare l'IMU al reddito o all'ISEE, un parametro più complicato che tiene anche conto del patrimonio a disposizione (mobile e immobile) e del nucleo familiare e delle sue caratteristiche. Questo andrebbe bene in un paese ideale ma non, purtroppo, in Italia, dove l'evasione fiscale è elevata: chi non dichiara tutto il proprio reddito finirebbe per essere doppiamente avvantaggiato, perché pagherebbe meno tasse sia su di esso sia sul suo patrimonio (l'IMU è una tassa patrimoniale). Una seria riforma fiscale volta ad ottenere una riduzione del "nero" (ad esempio, rendendo vantaggiosa l'emissione della fattura per almeno una delle due parti nel caso della fornitura di servizi) è perciò necessaria prima di una rimodulazione dell'IMU basata sul reddito.
La quinta proposta è più interessante, perché consentirebbe di liberare risorse che potrebbero essere reimpiegate nel circuito produttivo: se un'impresa non deve pagare l'IMU sul suo capannone, può utilizzare questi soldi per altri fini, come nuovi macchinari, migliorie nella filiera produttiva, aumenti salariali (essere ottimisti non costa nulla...).
La sesta e la settima ipotesi, non avendo alcun effetto sul contribuente, sono solo in apparenza meno rilevanti. Esse comporterebbero lo spostamento di parte del gettito fiscale dallo stato ad altri enti (regioni o comuni) promuovendo un'effettiva responsabilizzazione fiscale di questi ultimi, che raccoglierebbero direttamente alcuni dei fondi con i quali vanno poi ad erogare i servizi per i cittadini, che potrebbero facilmente giudicare il risultato: ad esempio, se gli autobus costano tanto e funzionano male, io elettore posso decidere di non votare nuovamente l'amministrazione che ha fatto le scelte che ritengo sbagliate. L'ottava proposta è più promettente perché, oltre a conseguire l'obiettivo appena menzionato, risolverebbe l'anomalia di due tasse simili (entrambe sono sugli immobili).
L'ultimo punto è per me incomprensibile: viene abolita la tassa solo per quest'anno, ma poi per il futuro tale misura non varrebbe. Si rinvia quindi all'anno prossimo ogni decisione su un'eventuale riforma fiscale, che invece è secondo me fondamentale.
La mia opinione? Io adotterei un miscuglio delle ipotesi dalla 5 alla 8: queste permetterebbero lo spostamento di risorse a fini produttivi e una maggiore responsabilizzazione degli enti locali, quelli controllabili direttamente dal cittadino più facilmente. 
Non sono invece molto favorevole alle ipotesi che riguardano le abitazioni. Si è visto che rimuovere l'IMU sulla prima casa non comporta grossi benefici ai meno abbienti tra i possessori di una casa, mentre io cercherei altre strade per dare un po' di respiro sia a costoro sia a chi vive in un'abitazione che non è di sua proprietà, persone presumibilmente ancora più povere (per la correlazione tra valore della casa e reddito dimostrata in precedenza) e che non trarrebbero vantaggio in alcun modo da interventi sull'IMU. Un riordino delle agevolazioni, che tenga possibilmente conto del nucleo familiare, sarebbe invece destinato a tutti, anche a chi, avendo un reddito troppo basso, già non paga tasse su di esso.
Vogliamo vedere invece che il governo Letta, in nome dell'andreottiano "tirare a campare per non tirare le cuoia", potrebbe preferire la nona proposta?
Concludo con un'ultima domanda: non sarebbe bello avere una classe politica che, partendo da un tale documento, lo commenti nel merito, elabori delle proposte su questo tema e cerchi di spiegarle con parole semplici (più delle mie) ai cittadini?
Per non pensarci, mi congedo con una canzone dedicata al sogno piccolo borghese per eccellenza: la casa in campagna.

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