L'italicum è unicum? In memoria delle sere a casa con il co-blogger "Dalla parte di Spessotto" |
Il 12 marzo 2014 la Camera ha approvato la nuova proposta di legge elettorale, chiamata sui giornali italicum, la quale, se pur con piccole modifiche, è essenzialmente la stessa scaturita dall'accordo tra PD e Forza Italia, plasticamente rappresentato dall'incontro tra i loro leader, Renzi e Berlusconi, nella sede del PD al Nazareno.
In estrema sintesi, è un modello spagnolo modificato con innesti francesi (per il doppio turno), premio di maggioranza e soglie di sbarramento nazionali. Questo post è dedicato a chi non ha capito un tubo di quest'ultima frase, ritenendola assimilabile ad una proverbiale supercazzola.
Avviso quindi che in queste righe manterrò un tono volutamente didascalico, che potrebbe sembrare noioso per chi ha una qualche familiarità con tali questioni tecniche, risultando perciò in un testo lungo. Se volete cercare un colpevole, quanto sto per scrivere nasce dalle numerose domande fattemi dalla mia amica Eleonora, ed è rivolto proprio a chi come lei ha interesse nella politica ma non ha perso ore a seguire il dibattito sul migliore dei sistemi elettorali possibili.
Analizzerò alcune parole utilizzate nella mia descrizione dell'italicum, ossia:
- Modello spagnolo
- Premio di maggioranza
- Doppio turno
- Soglie di sbarramento
Infine, riepilogherò alcune delle criticità che possono emergere da questa legge e menzionerò brevemente le polemiche che ne hanno maggiormente accompagnato la discussione.
Modello spagnolo
No, non parlo di questo modello spagnolo |
Il modello elettorale vigente in Spagna si basa su collegi piccoli, ossia ripartizioni territoriali di ridotta estensione territoriale, in ciascuno dei quali vengono eletti su base proporzionale un ridotto numero di parlamentari.
Il meccanismo proporzionale è in linea di massima molto semplice: a ciascun partito vengono assegnati un numero di eletti corrispondente alla percentuale di voti ottenuta. Ad esempio, in un collegio che assegna 10 elettori, un partito che riceve il 30% dei voti otterrà grosso modo 3 eletti.
Come nel sistema spagnolo, le liste dei parlamentari sono bloccate, e quindi non è possibile esprimere una o più preferenze sui candidati che si vogliono votare. L'ordine di comparizione nelle liste determina perciò chi verrà eletto: per il sopra citato partito dal 30%, accederanno al parlamento i primi 3 della lista da esso presentato.
Premio di maggioranza
Un premio che questo blog non vincerà mai |
Doppio turno
Prima o poi viene il proprio turno, basta aspettare |
L'idea è che, nel caso in cui nessuno raggiunga il 37% dei voti, le due coalizioni (o i due partiti) che hanno ottenuto più voti si confrontano in un secondo turno elettorale ad esse riservato e in cui l'elettore deve decidere a chi va assegnato il premio di maggioranza.
A differenza di quanto accade in Francia e nelle elezioni comunali italiane, non è possibile per le liste escluse dal ballottaggio associarsi a una delle due a esso ammesse, e quindi le coalizioni non possono essere modificate tra un turno e l'altro. Ma chi può accedere alla ripartizione dei seggi?
Soglia di sbarramento
Certi sbarramenti raggiungono sicuramente consensi bipartisan |
Nell'Italicum, oltre a questa soglia implicita derivante dal meccanismo dei collegi piccoli, si definiscono altre tre quote da raggiungere, definite a livello nazionale:
- Il 12% per le coalizioni
- L'8% per i partiti singoli che non si presentano in una coalizione (ad esempio, il Movimento 5 Stelle)
- Il 4.5% per i partiti in una coalizione.
In questo modo, un partito forte in alcune zone d'Italia ma debole a livello nazionale, come la Lega Nord, difficilmente può entrare in Parlamento. Per quest'ultima si era pensato a un comma ad hoc, in modo da consentirle di eleggere dai rappresentanti, ma poi nei lavori parlamentari esso non è stato incluso, e quindi la versione uscita oggi dalla Camera non lo contempla. Vi è tuttavia una soglia del 20% riservata esclusivamente ai movimenti che rappresentano le minoranze linguistiche e calcolata sui collegi in cui queste ultime si presentano (ad esempio, la SVP della minoranza tedesca in Alto-Adige), per preservare il loro riconosciuto diritto di rappresentanza.
Alcune criticità di questa legge non sufficientemente emerse
Un buon esempio di rapporto tra piccoli e grandi |
I possibili problemi che io (e anche altri, pur senza raggiungere il clamore riservato alle quote rosa o delle liste bloccate) ho osservato in questa legge sono quasi tutti legati a quanto il Parlamento che risulterebbe da una tale legge sia rappresentativo dei voti dei cittadini, in particolare nella riproduzione delle proporzioni fra partiti "grandi" (PD, Forza Italia, M5S) e piccoli (NCD, SEL etc.).
Si consideri il più semplice: le soglie di sbarramento nazionale. Per come sono formulate, nessun partito, con l'eccezione di PD, PDL e M5S, può presentarsi da solo alle elezioni, cosa che risulta particolarmente sgradita a SEL, i cui rapporti col PD, dopo quanto è successo in seguito alle ultime votazioni, non sono affatto idilliaci a livello nazionale. I piccoli sono quindi "forzati" a cercare di coalizzarsi con i più grandi, senza per questo guadagnare la quasi certezza di riuscire a nominare dei propri rappresentanti: secondo gli ultimi sondaggi, a parte i tre partiti maggiori, gli altri non sono per niente sicuri di raggiungere il 4.5%. Ciò è facilmente aggirabile se i piccoli partiti si aggregano in contenitori pensati apposta per le elezioni, ma queste operazioni non sempre hanno successo (vedere cosa è successo nelle ultime elezioni a Rivoluzione Civile).
Inoltre, i partiti che non superano la soglia elettorale partecipano comunque al conseguimento del premio della maggioranza alla loro coalizione, con risultati potenzialmente paradossali.
Facciamo un esempio realistico di risultati elettorali:
- PD 31.5% + SEL 4% + Altri di CSX 1% = 36.5%
- Forza Italia 25% + NCD 3% + Lega 3.5% + Fratelli d'Italia 3% + UDC 2% + altri CDX = 1% = 37.5%
- M5S 22%
- Altri 4%
Per come è formulato l'Italicum, alla Camera si avrebbero 3 partiti: Forza Italia con 340 seggi, il PD 163 e il M5S 113. Da questo conteggio vengono esclusi i seggi della Valle d'Aosta e dell'Alto-Adige (che sono assegnati con una legge diversa) e quelli riservati ai rappresentanti degli italiani all'estero. In una situazione del genere, che non è così impossibile, il PD, pur essendo largamente il primo partito, ottiene quasi la metà dei seggi di Forza Italia, grazie ai tanti partitini che sono coalizzati con lei, che però non ottengono alcun seggio. Questo, assieme alla tendenza del CSX ad ottenere peggiori risultati quando si vota con il metodo proporzionale (come evidenziato da marckuck in un suo post), contribuisce alla mia incredulità su come Renzi possa aver accettato questo compromesso.
Sempre riguardo l'assegnazione di un premio di maggioranza a una coalizione, quest'ultimo non costituisce un vincolo per i suoi partiti a mantenersi uniti per tutta la legislatura: si pensi al fatto che il PD alle ultime elezioni alla Camera ha ottenuto quasi il 50% dei seggi pur con il 25% dei voti, in quanto alleato con SEL in una coalizione che ha conseguito il premio di maggioranza, e tuttavia questi due partiti non governano assieme A livello locale questo vincolo è dato dal fatto che se decade il sindaco o il presidente di regione si deve tornare a votare, ma in questi casi essi sono direttamente eletti dagli elettori, cosa non valida per il premier (e se si vuole ciò, bisogna modificare la costituzione, procedura dai tempi lunghi).
Infine, il fatto che il Senato (in prospettiva da rendere non più elettivo ma composto da membri delle istituzioni locali) sia per ora, in attesa di una sua riforma, eletto con un proporzionale puro (quello emerso dalle modifiche della Consulta al Porcellum), fa in modo che fino a quando non viene cambiata la parte della Costituzione che parla del Senato (cosa che richiede almeno un anno) ogni elezione non porterà ad una maggioranza al Senato che non sia nel quadro delle larghe intese. Renzi vuole usare ciò per incentivare i piccoli partiti che appoggiano il suo governo a non andare subito alle elezioni, ma quest'arma potrebbe ritorcersi contro di lui.
Quote rosa e preferenze
Anche le parlamentari possono andare in bianco |
Più risalto sui mezzi d'informazione hanno invece ottenuto le questioni relative alla parità di genere nella rappresentanza parlamentare e alle preferenze. Sono stati infatti bocciati gli emendamenti che tendevano a forzare i partiti ad alternare un uomo e una donna nelle liste e a scegliere un pari numero di capilista uomini e donne, così come non sono state approvate quelle proposte di modifica che volevano introdurre la possibilità per l'elettore di indicare la preferenza per un singolo candidato o per due candidati, uno di sesso maschile e l'altro femminile.
Sulle quote rosa mi limito a dire che in un mondo perfetto esse non servirebbero, ma in un paese come il nostro, in cui esiste un soffitto di vetro che ancora oggi non consente alle donne di occupare posti di rilievo, se non in minima parte, bisogna contemplare una legge che garantisca la parità di rappresentanza per i generi. Quando poi, con questo meccanismo, donne e uomini occuperanno in quota simile degli incarichi importanti, allora si potrà pensare di rimuovere tale forzatura.
Sulle preferenze, infine, devo osservare che in molti altri paesi dove si vota col proporzionale (Germania e Spagna in primis) esse non esistono, e che effettivamente in Italia esse hanno comportato la nascita di apparati clientelari parassitari che hanno solo nuociuto alle casse dello stato. Certo, esse esistono nelle elezioni locali, quindi bisogna stabilire se sono il male assoluto oppure no: di sicuro, nei paesi in cui esse non esistono non si ha per forza un deficit di democrazia. Se le preferenze sono diventate un cavallo di battaglia di molti, lo si deve in alcuni casi al fatto che questa battaglia è popolare (e quindi può essere usata per destabilizzare l'accordo tra Renzi e Berlusconi, ad esempio da parte della minoranza PD che non fa riferimento al segretario), e lo è perché nel porcellum, in cui le liste bloccate erano molto lunghe, era difficile che l'elettore fosse informato sui primi in ogni lista (quelli che hanno maggiori possibilità di venire eletti). I collegi piccoli nascono per quello: teoricamente, è più facile che i candidati siano maggiormente conosciuti dagli elettori, a meno che ovviamente non siano paracadutati dall'alto. In ogni caso, le preferenze non sarebbero la mia priorità.
Va notato però che tale proposta di legge deve ancora essere approvata dal Senato, dove la maggioranza ha numeri più risicati: ogni modifica è quindi ancora possibile, e i contenuti di questo post vanno ritenuti validi fino a quando non ne subentrino alcune di esse.
Nessun commento:
Posta un commento