lunedì 1 aprile 2013

10 piccoli saggi

Ho approfittato della giornata Pasquale, in cui anche la politica si ferma per un attimo dai suoi fremiti, per cercare di riassumere l'attuale situazione, al di là delle semplici (per quanto veritiere) considerazioni riguardo lo stallo istituzionale.
La cronaca prima di tutto. Come soluzione (temporanea) all'impossibilità di formare un governo, Napolitano ha deciso di comporre due commissioni che avranno il compito di stilare delle proposte in tema economico e di riforme istituzionali che dovrebbero, nell'intenzione del Presidente della Repubblica, costituire il programma di un futuro governo: poiché queste due commissioni sono composte in tutto da 10 membri, questi sono stati definiti 10 saggi (qui le loro foto e una breve biografia). Questa è stata definita "soluzione olandese", poiché in Olanda 3 anni fa le elezioni diedero luogo ad una frammentazione politica addirittura peggiore di quella italiana. Anche in quel frangente fu istituita una commissione, che lavorò per 55 giorni e consegnò poi il suo programma ad un governo di unità nazionale che vedeva l'accordo tra democristiani e laburisti con l'appoggio esterno degli xenofobi di Geet Wilders. Alle successive elezioni i primi due riportarono un successo consistente. Tuttavia questa soluzione secondo me rappresenta in pieno l'impotenza del Parlamento di questo periodo, e in un certo senso ne sancisce il commissariamento.
Nel merito delle biografie dei membri, si possono identificare parecchi punti critici. I più evidenti sono l'età dei 10 saggi (a parte il Leghista Giorgetti, di 47 anni, sono tutti over 50) e il fatto che siano tutti uomini: possibile che non fosse possibile trovare almeno una donna con un curriculum ed una reputazione tali da renderla degna di far parte di tale consesso? Andando poi a spulciare i nomi, la prima cosa che salta all'occhio è che tra questi 10 prescelti non vi sia neanche uno che sia anche indirettamente riconducibile al M5S: vi sono due del PD (Violante e Bubbico), due Montiani (Moavero e Mauro), un PDLino (Quagliarello), un Leghista (Giorgetti) e un illustre costituzionalista (Onida) candidato alle primarie del centro-sinistra del 2011 per la scelta del sindaco di Milano (quelle che diedero l'avvio alla trionfale marcia di Pisapia); gli altri tre sono alti funzionari di stato, come Giovannini, presidente ISTAT, Pitruzzela, presidente Antitrust, e Rossi, vice-direttore della Banca d'Italia. Pensando al risultato delle ultime elezioni, due Montiani appaiono veramente troppi. Le malelingue potranno già pensare che la presenza di Violante nella commissione sulle riforme istituzionali sia una garanzia per Berlusconi, ricordando il famoso video su un patto per evitare una legge severa sul conflitto d'interessi.


D'altra partela presenza di Mauro, uscito dal PDL proprio in dissenso con la candidatura di Berlusconi, e di Quagliarello, non certo uno dei più accaniti sostenitori del suo capo-partito, potrebbe portare a conclusioni opposte.
Certo a me, da mezzo lucano, dispiace vedere la presenza di Bubbico, ex-sindaco di Montescaglioso (MT) ed ex-presidente della regione Basilicata coinvolto nell'inchiesta Toghe Lucane, che ebbe inizio da due morti ancora avvolte nel mistero e che portò alla luce numerose omissioni e commistioni tra politica e magistratura lucane. Anche per essa De Magistris venne trasferito, essendogli stata addebitata una gestione inopportuna delle indagini. Toghe lucane ora è stata riaperta, e spero che a riguardo, come si augura Libera, si riesca a scoprire la verità. Per chi volesse approfondire la questione, consiglio il capitolo ad essa dedicato del libro Roba Nostra di Carlo Vulpio.
Tornando all'attualità, si può cercare di capire chi ha vinto e chi ha perso alla luce degli attuali sviluppi politici? Mi concentrerò sui 4 principali attori: Giorgio Napolitano, il PD, il PDL e il M5S.

Giorgio Napolitano - Il Vincitore
Di sicuro è lui, avendo ancora in mano il boccino del gioco, il vero vincitore. Le pressioni su di lui affinché si dimettesse anticipatamente avevano raggiunto altissimi livelli. Il ragionamento era: poiché Napolitano non può sciogliere le Camere, che si faccia da parte in modo che si possa trovare subito un nuovo Presidente che abbia nuovamente questa potente arma. Probabile fautore delle larghe intese (ipotesi confermata anche dai nomi scelti per i 10 saggi), con questa mossa guadagna tempo, evitando per ora le elezioni anticipate e, come vedremo in seguito, suscitando forte nervosismo in Berlusconi, involontario ostacolo delle larghe intese. Gli unici dubbi sono: ma se non si riesce a trovare una maggioranza, a quale governo queste due commissioni dovranno presentare i loro documenti? Nel frattempo, rassicura i mercati affermando che un governo l'Italia ce l'ha tutt'ora ed è nel pieno dei poteri, non essendo stato sfiduciato (vedremo però martedì quanto questa affermazione tranquillizzerà le borse).
Partito Democratico - Un pareggio senza infamia né lode



Pur senza una dichiarazione ufficiale a riguardo, Bersani ha visto sfumare il suo improbabile tentativo di formare un governo con il M5S. È probabile che l'ala del partito a favore delle larghe intese abbia visto con favore questa soluzione, che potrebbe porre le basi per un dialogo con il PDL, anche se le dichiarazioni di Franceschini a "In 1/2 ora" da Lucia Annunziata sembrano dire il contrario: quello che è probabile è che il PD avrebbe voluto sfruttare maggiormente i numeri a lui favorevoli in Parlamento, specie nella Camera dei Deputati, mentre dei 10 saggi solo 2 sono chiaramente ad esso riconducibili. Eppure questa mossa, come vedremo nel paragrafo dedicato al PDL, gli rende più facile la corsa da qui all'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. In ogni caso, Bersani potrebbe ancora reclamare qualche importanza nel futuro governo (il pre-incarico non gli è ancora stato tolto), tanto più che le due commissioni ricalcano molto il doppio binario economia-riforme istituzionali da lui proposto, e comunque il PD vede per il momento ancora rinviato il tanto avversato governissimo.

Popolo della Libertà - Sconfitto con riserva
Le critiche più dure alla decisione di Napolitano vengono da Berlusconi. Quest'ultimo infatti, capendo che la legislatura non durerà a lungo, si è disinteressato alle partite per le presidenze delle Camere e per la presidenza del consiglio per concentrarsi sulla corsa al Quirinale. Il Presidente della Repubblica infatti è sicuro di durare sette anni, e di avere pertanto un'importante influenza sui futuri sviluppi politici. Come rivela un articolo dell'Huffington Post Italia, Berlusconi teme la mossa di Napolitano serva a rimandare la partita del governo, togliendogli l'unica arma di ricatto per poter ottenere qualcosa (un nome a lui gradito) al Quirinale. Egli teme che, una volta messa in freezer la partita per Palazzo Chigi, le sue offerte di collaborazione al governo in cambio di un accordo per il Presidente della Repubblica perdano di valore, spostando la partita dal Parlamento (dove al Senato Berlusconi può scompigliare le carte) ai 10 saggi, dove PDL e Lega possono contare solo su due rappresentanti su dieci.

Movimento 5 Stelle - Un imprevista battuta d'arresto
Pur con alcune piccole incertezze (Crimi che si smentisce su eventuali sostegni a governi tecnici o politici) il M5S fin qui è stato protagonista delle consultazioni, avendo, se non altro indirettamente, favorito le elezioni di Boldrini e Grasso ed effettivamente fatto fare una brutta figura a Bersani (che pur ci ha messo tutto l'impegno) nei suoi tentativi di formare un governo con loro. Eppure, Grillo ha attaccato fortemente la scelta di Napolitano sui 10 saggi, in maniera apparentemente inspiegabile. Napolitano infatti, affermando che un governo in carica c'è già, ha in un certo senso confermato la tesidel M5S che non serve dare la fiducia ad un nuovo governo e che il Parlamento può quindi andare avanti con la sua attività legislativa. Da dove trae origine quindi l'ira di Grillo? Da un lato, non ci sono rappresentanti del M5S tra i 10 saggi. Questa però sarebbe un'interpretazione superficiale: in una risposta ad un commento ad un mio post avevo scritto che il M5S, se avesse rilanciato seriamente ad una trattativa col PD, avrebbe potuto ottenere subito la realizzazione di qualche sua proposta, mettendo in un angolo il PDL e quelli nel PD che guardavano con diffidenza alla strategia di Bersani per un accordo con il M5S. Parole di un PD-ino un po' di parte? Non proprio: in un suo articolo odierno Marco Travaglio (auto-proclamatosi elettore di Grillo al Senato) rimprovera al M5S di non essersi presentato da Napolitano con dei nomi per la Presidenza del Consiglio, scegliendo tra personalità tali che un rifiuto del PD avrebbe gettato discredito su quest'ultimo. Questo in fondo poteva essere un rilancio come quello da me suggerito, che invece il M5S non ha voluto fare, con l'effetto, citando Travaglio, di portare a "un inciucissimo con B. [Berlusconi, N.d.A.] più o meno mascherato. Che magari era nella testa di Napolitano e dei partiti fin dal primo giorno. Ma che ora ricadrà sulla testa dei 5 Stelle". Il giornalista, poi, conclude con un giudizio sintetico che vale più di mille mie parole: "Bel risultato, complimenti a tutti".

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