lunedì 30 giugno 2014

L'etica dello sport

Nei miei post tendo a essere troppo serioso, quasi ossessivo con certi argomenti "pesanti" (specie di politica). Oggi voglio quindi cambiare, e in maniera radicale: parlerò di sport. Tranquillizzo subito Zurota: non ho alcuna intenzione di disquisire di statistiche sportive, dell'eliminazione dell'Italia o di altre amenità simili. Dai mondiali prenderò solo lo spunto per parlare d'altro.
In questi giorni il Post ha pubblicato delle foto risalenti all'ultimo mondiale svoltosi nel continente americano, ossia USA 94. Questi sono stati i primi campionati mondiali di cui avessi piena cognizione: nel 1990 dovevo ancora compiere 7 anni, e di quella manifestazione ho solo un vago ricordo di quella che probabilmente fu Italia-Argentina. Del 1994 invece conservo ancora la memoria delle partite a casa degli amici, e della finale (persa) guardata con tutto il paese, alla sagra: ovviamente non si erano fatti sfuggire un'occasione del genere (che in media accade una volta ogni 12 anni), per far bere tante persone e guadagnare soldi con poco sforzo.

Questi ricordi mi fanno venire in mente una delle cose che mi piace di più dello sport: l'idea di una comunità che si ritrova, si riunisce, tutti con lo stesso desiderio, le stesse speranze. Purtroppo, come evidenziato da Marckuck, questo spirito noi italiani lo troviamo solo in occasione di una partita di calcio, scordandoci invece di applicarlo nella vita di tutti i giorni: se lo facessimo, allora non ci mancherebbero il senso civico, il rispetto delle regole, la capacità di collaborare anziché tirare a fregarci, tutte cose invece in cui siamo deficitari. 

Persino all nostra nazionale queste virtù sono mancate. Essa, una volta eliminata, ha mostrato quanto fosse un'accozzaglia di egocentrici, tra vecchi eroi del pallone, che non vogliono accettare che il loro tempo sia finito, e giovani arroganti che ancora non hanno dimostrato niente ma che, in virtù anche di certi contatti a loro generosamente offerti, credono di avere il mondo ai loro piedi (e probabilmente, se a 20 anni avessi percepito tali cifre, sarei impazzito anch'io).

Lo sport però ci dà anche un'altra lezione, ben sintetizzata nella frase che i cardinali nel conclave recitano al neo-eletto pontefice mentre bruciano le schede che lo hanno portato all'elezione: "Sic transit gloria mundi", così fugge via la gloria terrena.

Lo sport è la migliore rappresentazione di questo concetto. Un anno sei considerato un fenomeno, il migliore, venerato e da sinceri ammiratori e da leccaculo che pensano così di brillare della tua luce riflessa, e magari l'anno successivo basta una festa di troppo a tarda notte, un infortunio scalognato, o anche semplicemente un'armata storta (càpitano), per farti precipitare nella polvere, e più la tua ascesa era stata impetuosa e più poi i tuoi detrattori (nelle cui schiere ci saranno anche i leccaculo citati prima) faranno fragore nell'avventarsi sui resti della tua gloria.


Il fato può voltarti le spalle anche nel momento apicale della tua carriera (o della tua vita): pensate alla foto qui sopra. Baggio nel 1994 era considerato il più forte, l'anno prima aveva vinto il Pallone d'Oro ed era il simbolo del suo sport. Poi nel 1994 ha sbagliato l'ultimo rigore dell'Italia nella famigerata finale di USA 94: la sua occasione di essere definitivamente consacrato se ne era andata, e lui non toccò mai più quei vertici. Intendiamoci, il talento rimase intatto e cristallino, e Baggio vinse anche dei trofei dopo quell'anno, ma non ebbe mai più il mondo ai suoi piedi come allora. Lui, da persona schiva (lo avete mai più visto dopo il suo ritiro?) e intelligente ha saputo gestire bene la cosa, ma altri sarebbero crollati al suo posto. Voglio comunque chiarire una cosa: io idolatro Baggio, talmente grande che Guardiola, a un giovane ma già fortissimo Messi, disse "Guarda che prima di arrivare ai livelli di Roberto Baggio devi farne di strada..."


Tornando alla fugacità della gloria terrena, voglio chiudere con due frasi. La prima è tratta dai Carmina Burana, che recitano 

Rex sedet in vertice:
caveat ruinam. 
Nam sub axe legimus
Hecubam Reginam

un monito al re che siede sul trono a stare attento alla possibile prossima rovina, ché sul mozzo della ruota del destino vi è scritto "Ecuba regina", a ricordo dell'ultima regina di Troia ridotta poi in schiavitù.


A questa minaccia però voglio contrapporre le parole di Kipling (purtroppo citate anche da Grillo), scolpite all'ingresso del campo centrale a Wimbledon. 

If you can meet with Triumph and Disaster
And treat those two impostors just the same
[...]
Yours is the Earth and everything that's in it,
and - which is more - you'll be a Man, my son!"

Lo sport sa essere anche nobile, ma in Italia ce ne siamo scordati, fissati come siamo col calcio dei milionari. Il mio saluto, avendo citato io una poesia che Kipling pensava per un figlio, non può che essere con Yusuf Islam / Cat Stevens. Alla prossima.



giovedì 26 giugno 2014

Gli antichi greci la sapevano lunga... - Socrate e la disobbedienza civile

Antigone
Quando pensiamo alla disobbedienza civile, ossia alla deliberata violazione di una legge in segno di protesta contro quest'ultima, ritenuta ingiusta, il primo esempio che viene in mente è Gandhi, che con la sua lotta non violenta si oppose alla colonizzazione inglese. Uno dei più famosi episodi che riguarda il Mahatma è la cosiddetta marcia del sale, con la quale ha violato le leggi sul monopolio del commercio del sale indiano esercitato dal governo britannico. Questa pratica però non è stata esercitata per la prima volta dal più grande indiano di tutti i tempi.

Se uno dei primi testi in cui essa è proposta esplicitamente è il bellissimo Discorso sulla Servitù Volontaria di de La Boétie, tuttavia il primo esempio è ancora più antico. Bisogna risalire (non a caso) alla mitologia e drammaturgia greca, con Antigone che si rifiuta di seguire gli ordini del sovrano e dà degna sepoltura a suo fratello.

Il primo caso documentato appartiene sempre alla Grecia antica, e si riferisce a uno dei più grandi uomini che abbia calcato questo pianeta: Socrate. Per il metro di giudizio moderno egli sarebbe stato solo uno sfaccendato perdigiorno, che poteva sopravvivere solo perché la moglie Santippe mandava avanti la baracca mantenendo lui e tre figli, di cui due forse erano addirittura non di lei ma generati da una concubina di nome Mirto (il concubinaggio all'epoca era una pratica incoraggiata): Giovanardi non avrebbe potuto sopportarlo, ritenendolo il peggiore degli amorali.

Tuttavia il pensiero di quest'uomo è considerato uno dei cardini della filosofia occidentale, e il suo contributo indispensabile. Probabilmente i contemporanei lo consideravano (almeno prima della sua morte) un rompicoglioni da primato, che con le sue continue domande non ti mollava più fino a portarti allo sfinimento: quello, se per concludere frettolosamente rispondevi "Hai ragione, Socrate", era capace di chiederti "Ma allora, visto che dici che ho ragione, vuol dire che sai che cosa essa sia. E allora dimmi, cos'è?"
Socrate
Certo, buona parte della sua fama è dovuta alla fortuna che le sue gesta e le sue idee siano state narrate da uno scrittore fenomenale, Platone. Ma secondo me essa deriva anche dall'essere stato Socrate il primo ad aver praticato la disobbedienza civile. Nel dialogo (sempre di Platone) che racconta il processo che lo ha poi portato alla condanna a morte, vengono citati tre episodi in cui egli, pur di non andare contro il suo senso di giustizia, si è opposto alla legge vigente.

Il primo caso fu il processo in seguito alla battaglia delle Arginuse (un episodio della guerra del Peloponneso), nel quale i comandanti furono condannati per non aver recuperato i naufraghi: Socrate fu l'unico a votare contro il processo congiunto e a esprimersi per un giudizio separato per ciascuno di loro, al fine di identificare le responsabilità individuali e non limitarsi a un verdetto sommario. Nel secondo rischiò la pena capitale, perché si rifiutò di eseguire la condanna a morte nei confronti di un cittadino da lui ritenuto innocente: quella volta gli andò bene solo perché nel frattempo il governo che aveva emesso la sentenza era stato rovesciato.

Il terzo caso gli fu letale: proprio durante il processo nei suoi confronti egli, nel momento in cui gli fu offerta la possibilità di proporre una pena alternativa alla condanna a morte, in segno di protesta contro una sentenza che riteneva ingiusta arrivò a proporre l'equivalente odierno dell'essere mantenuto a vita come eroe della patria. Probabilmente il gesto era un misto di megalomania e consapevolezza delle proprie azioni. Di sicuro l'uomo aveva un'enorme considerazione di sé, ma due conti se li era fatti: a 70 anni ormai gli restava poco da vivere, e come garantirsi l'immortalità se non con una sentenza ingiusta nei confronti di un uomo che difendeva le sue idee? Accettare la colpevolezza sarebbe stata un'abiura di tutto il suo pensiero, e da qui la sua offerta alternativa provocatoria e la genialità nell'aver per primo capito ciò.

La prova di quello che dico è nelle sue parole prima e dopo la condanna. Durante il processo egli disse
O miei concittadini di Atene, io vi sono obbligato e vi amo; ma obbedirò piuttosto al dio che a voi, e finché abbia respiro, e finché ne sia capace, non cesserò mai di filosofare e di ammonirvi


mentre quello che gli chiedeva l'accusa era proprio di ripudiare le sue idee e di smettere di insegnarle. E cos'altro sono le parole "obbedirò piuttosto al dio che a voi", visto che il primo per lui era il suo senso della giustizia, se non un atto di disobbedienza civile?
Dopo la condanna, invece,

E dovete sperare bene anche voi, o giudici, dinanzi alla morte e credere fermamente che a colui che è buono non può accadere nulla di male, né da vivo né da morto, e che gli Dei si prenderanno cura della sua sorte. Quel che a me è avvenuto ora non è stato così per caso, poiché vedo che il morire e l'essere liberato dalle angustie del mondo era per me il meglio. [...]Quando i miei figlioli saranno grandi, castigateli, o Ateniesi, tormentateli come io ho tormentato voi se vi sembrano di avere più cura del denaro o d'altro piuttosto che della virtù; e se mostrano di essere qualche cosa senza valere nulla, svergognateli come ho fatto io con voi per ciò che non curano quello che conviene curare e credono di valere quando non valgono nulla

Insomma, più che la propria vita, ciò che contava erano le sue idee, per le quali valeva la pena anche di morire, pur ricevendo offerte di fuga per potersi salvare.
Aveva capito che la condanna a morte gli sarebbe valsa una fama eterna, e così fu: gli ateniesi, qualche giorno dopo la sua esecuzione, si pentirono del proprio gesto, dichiararono il lutto cittadino e fecero esiliare o condannare a morte coloro che avevano denunciato Socrate e istruito il processo contro di lui. Troppo tardi nella miope ottica di un singolo uomo, ma con tempismo perfetto dal punto di vista della storia, che era quello che contava per un personaggio della sua caratura.


A coloro che sono riusciti ad arrivare alla fine del mio ennesimo sproloquio, dedico questa canzone che in fondo è la massima celebrazione di due personaggi che hanno ricevuto una condanna ingiusta: Sacco e Vanzetti, cantati da Joan Baez su musiche di Ennio Morricone. Alla prossima

lunedì 23 giugno 2014

La bufala dell'immunità parlamentare

Qualche giorno fa mi ero stupito nel leggere i giornali che dicevano "Nel patto tra Partito Democratico, Forza Italia e Lega Nord si ripristina l'immunità parlamentare anche per i Senatori".
A leggere così, o almeno a guardare come molti hanno presentato la questione, sembra una cosa pessima: l'immunità parlamentare come termine richiama sempre brutte cose da Prima Repubblica, ossia il fatto che anche in caso di sentenza definitiva il parlamentare non può essere arrestato se non vi è l'autorizzazione della sua Camera di appartenenza, anche in caso di sentenza definitiva di condanna.
Questo concetto, che era contenuto nell'art. 68 della Costituzione, è stato rimosso proprio dopo gli scandali di Tangentopoli, modificando il sopra citato articolo in modo tale che in caso di sentenza definitiva l'arresto sia automatico. Restavano (e restano a tutt'oggi) invece le prerogative riguardo alle perquisizioni e alle intercettazioni o alla possibilità di essere arrestati prima della sentenza definitiva (entrambe le eventualità richiedono prima l'approvazione della Camera di appartenenza del parlamentare) e la non perseguibilità dei giudizi espressi in aula: se durante un discorso in aula un deputato, ad esempio, dà del ladro ad un'altra persona, questo atto è magari disdicevole ma non querelabile.
Il disegno di riforma costituzionale del Governo, nella sua forma originaria presentata al Senato, prevede che quest'ultimo sia non elettivo e quindi che le prerogative sopra citate decadano per i suoi membri. Vari emendamenti, presentati da membri di un po' tutti i partiti, quindi PD, Fortza Italia, Lega Nord, ma anche M5S (si veda ad esempio il 6.5), chiedono invece che le attuali differenze tra parlamentari e comuni cittadini rimangano in vigore anche per i nuovi senatori.
Ora, il mio punto non è esprimere un giudizio su cosa sia meglio tra queste due prospettive, ma sollevare una questione: perché tali modifiche sono state presentate come una reintroduzione dell'impossibilità di arrestare un parlamentare, salvo approvazione dei suoi colleghi, come nel video qui mostrato?


Mi chiedo per quale motivo anche Di Maio del M5S in un suo post su Facebook recita 

Ma in realtà non si sta mettendo in discussione alcun privilegio della classe politica. Anzi si rafforzano. Quei privilegi che hanno fatto sentire intoccabili i politici italiani negli ultimi 30 anni 

Non si rafforza proprio niente, visto che gli emendamenti attuali o lasciano la situazione invariata (quelli presentati da membri di PD, FI, M5S) o la modificano togliendo prerogative ai senatori (testo originale del governo). Per di più, sempre Di Maio cita un'intervista in cui la Finocchiaro afferma che al governo erano già stati mostrati gli emendamenti PD sull'immunità parlamentare (che tendono a lasciare la situazione così com'è, ripeto): egli usa tale affermazione per dire invece che il PD vuole ripristinare la situazione pre-tangentopoli. Perché? C'è da dire che alcuni emendamenti leghisti (quelli che una volta erano duri e puri) vanno in tal senso, ma da quanto ho visto nella lista di tutti gli emendamenti non ve ne è uno presentato da membri PD che abbia lo stesso scopo: perché quindi coinvolgere quest'ultimo partito quando tale errore è stato fatto da altri?
Ma lasciamo stare i politici, che magari certi "errori" li fanno per ragioni di propaganda politica (e succede da ogni parte, PD compreso): perché i giornalisti hanno presentato la faccenda come un peggioramento quando solo un partito (per di più non dei tre maggiori) fa una richiesta in tal senso? Bastava fare le ricerche che ho fatto io, che mi sono costate circa 30 minuti della mia vita: un giornalista ciò dovrebbe farlo per lavoro. Ci sono caduti tantissimi: Repubblica (come dimostra il video qui sopra), Fatto Quotidiano (in realtà poi nel link Zampa e Civati dicono più o meno le mie stesse parole, ma il titolo dell'articolo fa pensare ad altro), il Corriere della Sera (citando proprio le parole di Di Maio), e temo che l'elenco sia ancora più lungo. Lodevole eccezione è invece il Post, che spiega probabilmente meglio di me il concetto. Se chi fa il giornalista di lavoro commette certi errori, come ci si può aspettare che le persone (che spesso non hanno la capacità di informarsi correttamente) si formino un'opinione basata su fatti corretti e non su castronerie?

martedì 10 giugno 2014

Correlazioni pericolose

Ogni tanto sui giornali, o in televisione, si sentono notizie tipo "Le arance combattono il cancro". Nella descrizione di tale studio si dice poi che si è osservata una correlazione secondo cui chi mangia almeno tot agrumi al giorno è meno colpito da certi tipi di tumore rispetto al resto della popolazione.
Oggi voglio parlare appunto del termine "correlazione". Nel lessico comune questo termine diventa sinonimo di un rapporto di causa ed effetto, come nell'esempio citato all'inizio di questo articolo. Tuttavia, specie nel linguaggio scientifico, esso ha in realtà un altro significato. 
Gli scienziati hanno una fissazione: ogni cosa che studiano deve essere misurabile. Così come le lunghezze vengono quantificate in metri o in km e la temperatura in gradi centigradi (che per fortuna sono usati anche qui in Gran Bretagna), generalmente quando si fa ricerca su qualcosa si vuole sempre poterla misurare.
In seguito, spesso le varie misure vengono riportate su dei grafici: generalmente sono delle rappresentazioni di due grandezze, con due assi a fare da sistema di riferimento (come le lettere e i numeri nella battaglia navale), e la posizione in ciascun punto del piano corrisponde a una coppia di valori di entrambe.

Un esempio di variazioni giornaliere di temperatura

Nell'esempio qui sopra riportato, ogni punto corrisponde alla temperatura media (prima grandezza, indicata sull'asse verticale) registrata in un giorno del mese di giugno (seconda grandezza, rappresentata sull'asse orizzontale). In questo grafico, poiché si mostra come è variata la temperatura giorno dopo giorno, ossia nel tempo, si dice che si studia la sua evoluzione temporale
Quello che poi gli scienziati fanno spesso è studiare l'evoluzione temporale di due grandezze. Se all'aumentare dell'una corrisponde una crescita dell'altra e viceversa, allora in statistica si parla di correlazione. Esistono dei metodi per determinare quanto due grandezze siano correlate, ma descriverli esulerebbe dallo scopo di questo articolo. Consideriamo invece il grafico sottostante.

La ricerca spinge alla morte?

In questo caso, volendo studiare due quantità diverse, gli assi verticali sono due: uno a sinistra e uno a destra, ma per il resto abbiamo un esempio del tutto simile al precedente. Esso mostra come sono variati negli anni il numero (indicato sull'asse verticale a destra) di suicidi per impiccagione, strangolamento e soffocamento negli Stati Uniti (curva rossa), e la spesa (il riferimento è sull'asse verticale a sinistra, in milioni di dollari americani) sempre dello stesso paese per ricerche in ambito scientifico, spaziale e tecnologico. Si vede subito che le due grandezze formano percorsi molto simili, vanno quasi in parallelo, e quindi l'evoluzione di queste due grandezze è quasi identica: quando una aumenta, ad esempio, l'altra fa la stessa cosa. In questo caso la correlazione è praticamente perfetta.
Voi capirete tuttavia che non vi è alcun rapporto di causa ed effetto (stavo per scrivere "correlazione", sotto l'influsso del linguaggio di tutti i giorni) tra queste due grandezze: nel titolo le ho definite "correlazioni pericolose" (in realtà, si indicano col termine "spurie").
A meno che non si voglia fare come i giornalisti sopra citati, e magari lanciare un servizio in cui si dice "È dimostrato: più un paese spende in ricerca e tecnologia e più le persone tendono a suicidarsi", magari per poi lanciarci in un "Le cause sembrerebbero essere la maggior pressione esercitata sui ricercatori da chi aumenta i propri investimenti, siano essi pubblici o privati, in cerca di un ritorno economico immediato che lo scienziato non può garantire, e che spinge poi quest'ultimo a darsi la morte per la delusione in caso di fallimento".
Perciò, quando sentite dire che vi sarebbe correlazione fra un certo comportamento e una maggiore salute, non accontentatevi di queste parole e cercate sempre di vedere quale sarebbe il nesso di causalità proposto: nel caso da me menzionato, è facile riconoscere che si tratta di una sciocchezza. Lo è un po' meno invece quando, parlando della dieta, vengono descritte strane molecole che favorirebbero taluni processi metabolici.

I pirati e il riscaldamento globale

In generale però, non accontentatevi mai della prima spiegazione. Indagate, informatevi, sentite più pareri, insomma: siate curiosi. Altrimenti finirete per credere a tutto, anche alla tesi secondo cui il diminuire del numero dei pirati professionisti sia la causa del riscaldamento globale.

martedì 3 giugno 2014

Le analisi elettorali de "La spuma e lo spritz" - Europee 2014

Attenzione: post didascalico e analitico,
per alcuni forse noioso e verboso.
Ho aspettato una settimana prima di dire la mia sui risultati delle ultime elezioni europee: nonostante anche questa volta i sondaggi abbiano sbagliato di brutto (la media dei rilevamenti "clandestini", relativi ai tre giorni precedenti alle votazioni e pubblicati su notapolitica.it, dava un PD al 32% e un M5S al 28%) voglio ancora utilizzare i risultati di questi istituti (per una disanima sui possibili motivi di questa discrepanza tra previsioni e realtà consiglio questo articolo).
In questo caso non mi occuperò di sondaggi, ma di flussi elettorali, ossia gli studi che cercano di scoprire come è cambiato il voto dei cittadini tra due distinte tornate elettorali. Dal punto di vista matematico sono un interessante esempio di problema inverso (in fondo a questo post una breve spiegazione di cosa siano, per chi fosse interessato), branca che risveglia un notevole interesse in me sia per le sue numerose applicazioni (chiunque abbia fatto una TAC ha usato un macchinario che si basa su tale genere di problemi) sia perché è stata la base del mio dottorato. Qualora ci fosse tra i lettori di questo articolo qualcuno che conosce le tecniche matematiche usate per lo studio dei flussi elettorali, lo o la pregherei di contattarmi sui miei canali Twitter, Facebook o Google+: gliene sarei davvero grato.
In queste righe farò riferimento ai risultati degli istituti IPSOS e SWG, ma ovviamente anche altri enti hanno prodotto analisi simili ma con qualche risultato differente: ad esempio, secondo l'istituto Cattaneo il PD, a differenza di quanto detto qui e da altri istituti d'indagine, non avrebbe assorbito una quota significativa di voti dal M5S. 
La mia analisi verterà su 3 aspetti, tutti basati su un confronto tra elezioni politiche del 2013 ed europee di quest'anno:
  1. Chi sale e chi scende
  2. Analisi socio-anagrafica e geografica
  3. Flussi elettorali

Chi sale e chi scende (IPSOS)

Per stabilire chi ha fatto meglio o peggio rispetto a un anno fa utilizzerò il seguente criterio: tenendo conto del fatto che in confronto al 2013 il numero dei voti validi ha registrato un -20% (si esclude la Valle d'Aosta perché alle politiche non ha un sistema proporzionale ma maggioritario e quindi non confrontabile col resto del paese), i partiti che in numero di elettori hanno segnato variazioni migliori di questa saranno da me considerati i vincitori, mentre coloro che avranno subito cali maggiori saranno considerati gli sconfitti.

Salgono: Fratelli d'Italia, PD, Sinistra, Lega Nord

Il titolo riporta in ordine decrescente gli assembramenti che hanno riportato un aumento dei voti rispetto al 2013. Se per certi versi il PD, guadagnando più di 2.5 milioni di voti, è l'ovvio vincitore di queste votazioni segnando un +30%, Fratelli d'Italia è la lista che registra il miglior incremento (+50%), anche se questo miglioramento non è bastato a raggiungere lo sbarramento da superare per poter avere seggi nel Parlamento europeo. Anche la Lega Nord va bene con un +21%, ma che il partito di Salvini possa considerarsi soddisfatto di queste europee è già stato detto da altri. Infine, sotto il nome "Sinistra" sono raggruppate le liste che nel 2013 si sono presentate come "SEL" o "Rivoluzione Civile", mentre quest'anno erano sparse tra "Verdi", "Lista Tsipras" e "IDV": per quest'ultimo raggruppamento il raffronto è più difficile, poiché vi è stato un vistoso rimescolamento delle forze elettorali, ma ogni partito ad esso appartenente (a parte, forse, l'IDV, che nel parlamento europeo appartiene al gruppo dei liberali ) si può considerare incluso in un'area più a sinistra del PD.

Salgono: Scelta Europea, M5S, Popolari

Si è molto parlato della sconfitta del M5S, che in effetti ha perso tra il 2013 e il 2014 quasi 3 mln di voti (-33%), specie dopo le roboanti promesse di vittoria (significativa la metamorfosi dell'hashtag #vinciamonoi in #vinciamopoi). Tuttavia, sia in numero assoluto di elettori sia nel raffronto tra le due tornate, il vero dramma lo ha vissuto "Scelta Europea": rispetto al risultato alla Camera per l'anno scorso di Scelta Civica, Centro Democratico e Fare per Fermare il Declino, sono spariti quasi 3.2 mln di elettori, con un calo percentuale del 94%. Praticamente estinti. Sotto "Popolari", infine, raggruppo le liste del 2013 UDC, PDL e FLI, e quelle NCD+UDC e FI di quest'anno, che registrano nel complesso un calo di 2.3mln di voti, o -28% in termini relativi; anche in questo caso fare un confronto è un po' più difficile, ma sia l'anno scorso sia quest'anno le liste facevano comunque riferimento a un'area di centro-destra abbastanza simile.

Analisi socio-anagrafica e geografica (Youtrend.it e IPSOS)

Questa sezione mostra che il PD di Renzi è un partito trasversale: è il più votato tra quasi tutte le categorie di età, professionali e in quasi tutte le suddivisioni amministrative (cioè, provincie e regioni).
È interessante notare come il PD quest'anno abbia scavalcato il M5S nel Nord-Est e anche nel Sud-Italia, pur avendo in quest'ultima zona il M5S tenuto meglio rispetto ad altrove, registrando il partito di Renzi nel Mezzogiorno una minore (anche se comunque significativa) avanzata. Il PD è comunque primo in tutte le regioni e in quasi tutte le provincie (fanno eccezione Iserina, dove Iorio è potente e fa vincere il PDL, la leghista Sondrio e l'autonomista Bolzano con l'SVP degli alto-atesini).
Inoltre, il PD è primo in quasi tutte le fasce anagrafiche (IPSOS), con l'eccezione di quella tra i 35 e i 44 anni (paradossalmente, proprio quella di Renzi e di Zurota), dove tuttavia il distacco dal M5S è di soli 2 punti percentuali. Tra i 18 e i 35 anni il PD surclassa il M5S di 10 punti, ribaltando il risultato del 2013, mentre si conferma nelle età superiori (con un plebiscito tra gli ultrasessantacinquenni).
Il PD è il primo partito tra tutte le categorie professionali, esclusi i lavoratori autonomi e i disoccupati, dove comunque si registra un differenziale di uno o due punti percentuali. Il M5S prevale ancora leggermente laddove la crisi ha forse colpito di più (chi non ha un reddito fisso), a riprova che vi è ancora un forte scontento causato dal disagio economico.
Il PD inoltre è il primo partito in ogni fascia d'istruzione, superando il M5S di 27 e 11 punti percentuali tra laureati e diplomati rispettivamente e di 20 punti FI tra coloro con la licenza media o elementare, segnando per la prima volta una forte capacità di penetrazione in un terreno di solito dominio di Berlusconi. Questo dato viene confermato se si va a guardare la distinzione in base alle fonti preferenziali di informazione: il PD stacca tutti ovunque, tranne tra coloro che hanno internet come prima fonte di informazione, dove il M5S segna un +10% rispetto al partito di Renzi. Nota: per chi ritiene che chi si informa prevalentemente tramite il Web sia maggiormente informato, suggerisco questo mio articolo (che comunque non suggerisce che sia meglio informato chi si serve dei giornali o della televisione).

Flussi elettorali

Come già anticipato in precedenza, secondo l'istituto Cattaneo il PD non avrebbe guadagnato voti dal M5S, ma solo dall'area di centro di "Scelta Europea", mentre chi non ha votato M5S e FI si è generalmente rifugiato nell'astensione. IPSOS e SWG invece danno entrambi un milione di elettori in fuga dal M5S verso il PD, mentre solo 300mila in direzione opposta.
In generale, secondo IPSOS, il PD sarebbe il partito con l'elettorato più "stabile" (l'80% di chi lo ha votato nel 2013 lo ha fatto anche quest'anno), mentre i più "volatili" sarebbero FI e M5S, con una percentuale di conferma del 49% e del 55% rispettivamente; al primo dato bisognerebbe aggiungere un 5% di elettori PDL passati a NCD. 
Il PD inoltre è stato il partito che è riuscito ad attrarre più voti da altre liste: quest'anno, tra i suoi elettori, il 10% viene dal M5S, il 12% dai "Montiani" di Scelta Civica, e in generale il 33% viene da altri partiti (notare come solo il 4% venga dal PDL e il 2% dall'UDC). Prima che qualcuno mi dica che i conti non tornano, ricordo che l'80% prima menzionato è calcolato rispetto agli elettori del 2013, mentre le percentuali qui menzionate lo sono rispetto a quelli del 2014. Al contrario, il M5S tra i suoi attuali elettori comprende solo un 18% di persone che hanno votato diversamente nel 2013.

Conclusioni

Il PD ha preso voti dappertutto, specie dal M5S e dai Montiani, spiegando così il suo miglioramento deciso nel Nord-Est (dove ha prosciugato Scelta Civica) e nella Sicilia Orientale (che l'anno scorso era quasi sempre terra di conquista del M5S); la quota di voti presa dal PDL sarebbe risibile, a conferma che Renzi non ha drenato voti berlusconiani: semplicemente, ha reso inutili le posizioni liberali di Monti, inglobandole (e in effetti, molti "montiani" oggi rimasti in Scelta Civica in Parlamento venivano dal PD, essendone usciti dopo che Renzi aveva perso alle primarie), e ha tolto voti al M5S, specie nelle fasce d'età più giovani.
Il M5S, pur avendo perso 3 milioni di voti, resta un partito che attrae soprattutto coloro che non si collocano politicamente, quindi con ancora grandi potenzialità di crescita futura, anche se sarà interessante vedere cosa succederà con il riposizionamento che si annuncia dall'alleanza con l'UKIP di Farage, voluta da Grillo ma contestata fortemente da buona parte della base.
Infine, Forza Italia sembrerebbe destinata a un declino sempre più forte, che però non vuol dire per forza "inefficacia politica": si tenga conto che alle prossime elezioni Berlusconi non sarà ai servizi sociali, e che la somma dei suoi voti con quelli dei suoi probabili alleati (Lega, NCD, UDC e Fratelli d'Italia) è il 31.1%. Un distacco di 10 punti dal PD, che però altre volte è già stato quasi totalmente colmato (nel 2006, ad esempio).
Insomma, il PD ha guadagnato un sacco di voti, ma ora deve consolidarli, impresa difficile in un momento storico in cui le previsioni di crescita economica rimangono lontane, ma se li ha guadagnati ora che la situazione è peggiore, in futuro ha possibilità di confermarsi: i giochi sono aperti.

Appendice: Problema inverso

State giocando a biliardo con gli amici. Siete al colpo finale, dovete mandare la pallina 8 in buca. Di conseguenza, prendete la mira, fate partire la bianca in modo da mandarla contro la 8 con una certa angolazione, sperando di aver fatto bene i conti (e aver eseguito bene il colpo). Questo è un esempio di problema diretto: si conosce la situazione di partenza, si sanno i passaggi intermedi e si cerca di prevedere la situazione finale.
Supponete invece ora di trovarvi nel bel mezzo della partita: le palline sul panno verde sono ancora numerose. Avete bevuto due birre e quindi, dopo il vostro turno, andate in bagno a scaricarvi. Quando tornate, se siete bravi (e avete retto bene le due birre) vi ricordate la posizione in cui avete lasciato le palline, e conoscete quella finale al vostro ritorno: siete in grado di ricostruire come si sono svolti i colpi intermedi? Questo è un esempio di problema inverso, in cui si conoscono le condizioni iniziali e quelle finali ma non cosa c'è tra queste due, ed è simile al meccanismo con cui funziona lo studio dei flussi elettorali: si conoscono la situazione iniziale (es., i risultati del 2013), quella finale (i risultati del 2014) e si vuole capire è accaduto in mezzo (ossia, come si sono spostati gli elettori tra un partito e l'altro o verso e dall'astensionismo). Ora, così come con le palline da biliardo diversi possono essere i colpi che hanno portato alla situazione finale, varie combinazioni di travaso di voti da un partito all'altro possono dare gli stessi risultati finali a partire da una certa condizione di partenza. E allo stesso modo, così come se conosciamo quanto sono bravi i giocatori, e quindi che tipo di colpi possono azzardare, possiamo limitare le possibili mosse effettuate, allo stesso modo se abbiamo informazioni su come si spostano gli elettori tra un partito e l'altro (ad esempio, studi effettuati su tornate precedenti), possiamo limitare i possibili scambi elettorali. Capite quindi che, se si formano molte nuove liste, è più difficile ricostruire i flussi elettorali, perché non si hanno precedenti con queste forze in gioco che possano aiutarci a restringere il campo. In più, così come se ci sono più palline è più difficile risolvere il problema, allo stesso modo più partiti rendono più difficile il compito degli istituti di ricerca.