venerdì 29 marzo 2013

En attendant un gouvernement

Sono passati 32 giorni dalle ultime elezioni, e ancora niente governo. Siamo allo stallo, non si capisce niente, e siamo ridotti a interpretare le parole di Enrico Letta: "No al Governissimo, ma sosterremo le decisioni del Presidente Napolitano".


A me viene solo una domanda: caro M5S, ma ne vale davvero la pena? Non vuoi un governo tecnico, ma ti rendi conto che così lo faciliti? Dici che sono tutti uguali, salvo poi essere il primo a sputare su chi è costretto a fare in caso una grande coalizione perché tu ti trinceri dietro un "Cavoli vostri, io non ci sono". Mi rivolgo a voi, elettori del M5S: ma davvero avete votato Grillo per vedere dei parlamentari che sanno solo dire no e sparare escrementi su chiunque?
Io capisco in fondo l'atteggiamento di Grillo: vuole distruggere i partiti, e il PD è l'unico partito ancora rimasto in Italia. Gli altri sono o troppo piccoli o troppo legati nell'abbraccio al loro leader, e quindi destinati all'ininfluenza o all'auto-dissoluzione. Si badi bene: uno dei primi provvedimenti del fascismo è stato mettere fuori legge gli altri partiti. Non volere i partiti sic et simpliciter è desiderio di tutti i dittatori: ciò non giustifica le schifezze fatte dalla dirigenza degli attuali partiti, ma eliminare questo istituto (per altro previsto nella Costituzione) è una cura peggiore della malattia. Spero solo che se ne renda conto anche chi ha votato il M5S...
La mia su un governissimo? Per dirla con Left Wing, abbiamo già dato.
Tornare a votare? Purtroppo ho paura che prossime elezioni, in un paese così tripartito, darebbero solo un altro blocco. Insomma, siamo qui che aspettiamo...
Però gli altri (mercati, altre nazioni) non aspettano, ci etichettano come "La solita Italia" dei "Pagliacci". Sogno dei governanti che si comportino come alla guida di un grande paese, invece siamo costretti a scegliere tra chi confonde i suoi interessi con quelli del paese, chi vuole governare a suon di offese e programmi da "Sole dell'avvenire" (mentre i problemi sono qui e ora, ma cosa importa...) e chi in mezzo a questo bailamme non riesce a raccapezzarsi.
"En attendant un gouvernement": il fatto è che non possiamo, purtroppo, più aspettare.

mercoledì 27 marzo 2013

Dipendenti

Dato che il tempo libero ora non è tanto, posto (tra una poppata e l'altra) il video che abbiamo realizzato un anno fa. Spero vi piaccia.

Diciamo che è il mio modo di denunciare il problema della disoccupazione giovanile in Italia e soprattutto il mio modo di denunciare tutto il sistema ricerca del lavoro nel nostro paese.

martedì 26 marzo 2013

Le consultazioni


La scorsa settimana i gruppi parlamentari si sono recati dal Presidente Napolitano per fornire un loro candidato ufficiale alla presidenza del Consiglio dei Ministri: le cosiddette consultazioni.
Se nella giornata di mercoledì 20 si sono presentati i partiti minori, giovedì 21 è stato il turno di quelli che numericamente contano di più: il M5S, il PDL + la Lega e, buon ultimo, il PD. Il problema principale resta sempre il medesimo: nessuna forza possiede i numeri al Senato per formare un governo.
Vi offro una sintesi delle posizioni emerse dalle 4 coalizioni che si sono presentate alle ultime elezioni, in ordine decrescente di voti ricevuti, e dell'evoluzione di questi giorni.
Bersani ha infatti ricevuto un cosiddetto pre-incarico. A lui il compito di cercare i numeri con le altre forze politiche, poi egli riferirà a Napolitano ed in caso potrà avere il vero e proprio incarico, per eventualmente in seguito proporre dei nomi per il governo su cui ricevere l'approvazione finale di Napolitano e presentarsi alle camere per il voto di fiducia entro dieci giorni.

PD + SEL
Bersani per PD e SEL deve poter provare a formare un governo, cercando i consensi ad un suo governo in Parlamento. L'interlocutore preferito è il M5S, no ad accordi con il PDL. L'alternativa è il ritorno al voto. Vendola su questo punto è molto più netto di Bersani, che negli ultimi giorni ha avuto un'evoluzione, parlando di un doppio binario: PDL per le riforme costituzionali, M5S per l'azione di governo).

PDL + Lega
Il PDL ha ribadito la sua offerta al PDL di voler formare un governo di grande coalizione, come conferma anche l'affermazione odierna di Alfano "No a preclusioni su Bersani". La Lega, contraria al ritorno al voto, ha comunque smentito un eventuale sostegno ad un governo Bersani senza il coinvolgimento del PDL: era infatti emersa l'ipotesi che la Lega, pur di garantire la nascita di un governo, potesse rompere il sodalizio con il PDL. Oggi entrambi i partiti hanno incontrato insieme Bersani nell'ambito dei colloqui che quest'ultimo avrà in questi giorni con tutti i partiti, e confermato la loro posizione: o un governo insieme al PD, o il voto.


M5S
Sono quelli con una posizione molto netta: non vogliono dare la fiducia a nessun governo, tranne ad un loro monocolore. Non avendo ottenuto ciò, in base alle loro richieste alle consultazioni essi si aspettano di ottenere la presidenza delle commissioni parlamentari di vigilanza RAI e di controllo dei servizi segreti, riservate da sempre a esponenti dell'opposizione. Domani 27 marzo incontreranno Bersani, e la riunione sarà trasmessa in live streaming online. In ogni caso, l'assemblea degli eletti del M5S ha ribadito il no a un governo con il PD, nonostante i gesti di SEL come il voto a un esponente del M5S come questore alla camera e la partecipazione alla visita dei cantieri TAV assieme agli eletti di Grillo.


Montiani

I montiani, coerentemente con quanto vanno dicendo dal giorno dopo le elezioni, vogliono un governo di larghe intese, ossia che coinvolga PD, PDL e loro per poter portare avanti l'esperienza partita col governo Monti, seppur con altri nomi. Praticamente irrilevanti dal punto di vista numerico e grandi sconfitti assieme a Bersani di queste elezioni, potrebbero tuttavia essere importanti (18 voti) per la situazione al Senato: un loro voto di fiducia potrebbe essere determinante, assieme a quello dei leghisti (26 senatori), per poter formare un governo sostenuto da una maggioranza di 167 senatori, come alcuni retroscena sostengono.

Si nota che le posizioni sono stabili da ormai settimane, col solo Bersani che, dovendo e volendo formare un governo, prova a vellicare le altre forze politiche con strizzate d'occhio spesso tra loro contraddittorie: d'altronde, il PD sa che questo è l'ultimo giro per una buona parte della sua dirigenza, lui compreso, che non potrà poi più presentarsi, almeno in buona parte, alle prossime elezioni. Certo che l'alternativa più gettonata al momento (Renzi) a me fa ribrezzo, e sempre per le stesse motivazioni delle primarie: il voto e l'impegno contro i referendum sull'acqua, le sue vicinanze in ambito economico alle posizioni di persone come Ichino e Zingales e il suo stile assolutamente accentratore sarebbero un passo indietro per tutta la sinistra, secondo me. Tornando a Bersani, il suo tentativo appare fragile, e il suo "doppio binario" difficilmente comprensibile dalla larga maggioranza degli elettori: se non si può fare un governo con il PDL causa impresentabilità di Berlusconi, perché d'improvviso quest'ultimo diventa un interlocutore affidabile per le riforme costituzionali?
Il PDL ancora una volta dimostra invece di avere come obiettivo finale la difesa del suo capo. La manifestazione dello scorso 23 marzo lo conferma, ma soprattutto il voler fare un governo col PD ha uno scopo chiaro: Berlusconi vuole evitare che vi possano essere voti in materia di giustizia che lo possano danneggiare e usare gli impegni politici per non presentarsi ai processi.
Il M5S continua nella sua visione manichea e nega la collaborazione con chiunque. Il motivo è chiaro: teme di perdere voti in caso di alleanze con altre forze, ritenendo che, poiché il suo elettorato viene sia da destra sia da sinistra, in caso di alleanza con quest'ultima perderebbe voti con la prima e viceversa. Alcuni sondaggi confermano questa ipotesi, altri no: in ogni caso, secondo me, la diretta streaming di domani e alcune indiscrezioni mostrano che il M5S non è così granitico come vorrebbe far vedere.
I montiani in qualunque altro parlamento sarebbero ininfluenti, ma con questa situazione tornano in gioco, così come i leghisti: entrambi vogliono un governo perché entrambi sanno che un ritorno alle urne causerebbe una loro perdita pronunciata di consensi. Dubito però della durata di un governo PD-SEL-Monti-Lega, piuttosto una fiducia da parte delle ultime due forze servirebbe solo a far partire un governo, ma resterebbe comunque il problema dell'azione di governo, a meno che Bersani non porti avanti provvedimenti graditi al M5S, che potrebbe votarli, se mantenesse le sue precedenti affermazioni. Certo, una qualunque mozione di sfiducia riporterebbe la situazione allo stato attuale.
L'unica cosa certa? La legislazione non durerà 5 anni, poco ma sicuro.
P.S.: la sola idea di un PD alleato con la Lega mi provoca conati di vomito...

lunedì 18 marzo 2013

Il declino del paese e il decadimento del linguaggio pubblico

Una mia amica mi ha rinfacciato di scrivere sempre post di politica: è in effetti un argomento che mi interessa tantissimo, ed effettivamente questo blog ha un forte orientamento contenutistico di tipo politico.
Oggi voglio parlare d'altro e fare, dall'alto del mio nulla, se non dell'amore per l'italiano, una piccola considerazione sul suo uso in pubblico, in particolare in televisione.
Sin dagli anni '50, quando molte persone che conoscevano solo il loro dialetto impararono l'italiano guardando i programmi televisivi dell'unico canale RAI, la televisione ha plasmato il modo di parlare degli italiani e anche il loro livello culturale.
Se su youtube vi capita di guardare qualche estratto delle trasmissioni degli anni '50, '60 ma anche '70, quando cominciò a trasmettere Rai2, vi accorgerete che generalmente chi stava in televisione parlava un italiano stilisticamente e grammaticalmente corretto, le influenze dialettali erano riservate agli sketch comici o comunque all'intrattenimento, mentre per esempio un leader politico doveva sempre mantenere un lessico appropriato e un registro linguistico elevato.


Ma questa maggiore attenzione linguistica non era una caratteristica esclusiva di contesti ingessati come quello di Tribuna Politica: guardate queste pubblicità tratte da Carosello, per capire cosa intendo.


Ve le immaginate certe réclames oggi? Provate a pensare per un momento al dilagare di parolacce, errori grammaticali, dialettalismi e simili in televisione: la cura per il linguaggio secondo me è indicativa in generale di una scarsa attenzione a quello che si fa. Per tornare ai politici, che a me piacciono tanto, ve li immaginate Berlinguer o Moro dire "Vaffanculo" oppure chiedere ad una donna quante volte viene? Invece oggi capita che persino un D'Alema, a cui si possono attribuire tanti difetti ma non la sciatteria, in televisione urli "Vada a farsi fottere": il fatto che il destinatario fosse Sallusti non lo giustifica, anche se d'istinto ho esultato quando ho sentito il gentile invito :)


Oggi dilagano la cialtroneria, il pressapochismo: insomma, nessuno vuole fare più le cose per bene, con un certo contegno. I politici una volta volevano mostrare di far parte di un'élite: se Togliatti in Parlamento disquisiva con un giornalista sulla mitologia greca, Bossi 40 anni più tardi aizzava le folle a suon di "Ce l'abbiamo duro" (ah, come mi piacerebbe sapere cosa ne direbbe Freud... un po' però mi manca quel Bossi). Anche il mio Bersani, da Fazio, per spiegare il suo atteggiamento nei confronti dei rifiuti del M5S ad un'alleanza, ha citato Vasco Rossi (cosa già discutibile) con un verso che dice più o meno "Fottitene e tira avanti".

E non parlo dei vari litigi televisivi di Sgarbi o in "Uomini e Donne"... Fatemi però includere un video di "L'isola dei famosi" che si commenta da solo ;)



Non prendetemi per un moralista o per un perbenista: dico solo che secondo me il decadimento del linguaggio pubblico fa parte integrante del declino italiano. Un linguaggio sciatto è indice di un atteggiamento più generale: siamo ormai il paese del fare le cose "Alla cazzo di cane", come direbbe René Ferretti di Boris, come possiamo pretendere che le cose funzionino per il meglio?


P.S.: so già che partirà la caccia a trovare errori grammaticali in quello che ho scritto, d'altronde sarà facile per voi, come sparare sulla croce rossa :D

domenica 17 marzo 2013

Habemus praesidentes

Dopo tanti giorni di chiacchiere, oggi finalmente si è consumata la prima decisione politica del nuovo parlamento. Il primo atto, in base ai regolamenti, è stato l'elezione dei presidenti. Il 15 marzo sono iniziate le votazioni, che si sono concluse in un nulla di fatto a causa del mancato accordo tra le forze politiche rappresentate: infatti nella prima giornata per eleggere qualcuno era necessario, sia alla Camera sia al Senato, che costui ottenesse un numero di voti superiore a quelli di cui dispone qualunque coalizione, per cui o si raggiungeva un accordo oppure si doveva rinviare tutto alla giornata di oggi 16 marzo, e così e successo. Analizziamo separatamente quello che è avvenuto nei due rami del Parlamento.
Alla Camera la situazione era più semplice: sin dalla prima votazione odierna bastava che un candidato raggiungesse la maggioranza assoluta dei voti per poter essere eletto. Perciò il PD e SEL, che alla Camera, in virtù della legge elettorale vigente, dispongono di 340 seggi su 630, potevano tranquillamente votare un loro candidato, sicuri del loro successo. La scelta è caduta su Laura Boldrini, eletta con SEL, che ha lavorato un'intera vita in organizzazioni legate all'ONU ed è famosa per il suo impegno come portavoce dell'UNHCR, il commissariato dell'ONU per i rifugiati. I risultati della votazione sono stati chiari: 327 voti per la Boldrini indicano che lei è stata votata esclusivamente con i voti della sua coalizione, con PDL e Montiani che si sono astenuti e gli eletti del M5S che hanno votato il loro candiato, Roberto Fico. Va poi detto che, alla fine del discorso di insediamento della Boldrini, vi sono stati applausi sia dei parlamentari di PD-SEL sia di quelli del M5S, in particolare per i passaggi contro la violenza sulle donne.


Al Senato invece le cose erano potenzialmente più complicate: il risultato elettorale, infatti, non ha assegnato a nessuna coalizione la maggioranza in questo ramo del Parlamento. Per fortuna il regolamento aiuta ad aggirare questa difficoltà: infatti, in caso di mancata elezione di un presidente entro le prime tre votazioni, si prevede alla quarta un ballottaggio tra i due candidati più votati nella precedente. Questa mattina, quindi, la terza votazione ha visto un risultato con pochi voti di scarto tra il presidente uscente Renato Schifani e il candidato del PD-SEL Pietro Grasso, con il vantaggio di quest'ultimo.
I senatori delle altre coalizioni, ossia i Montiani di Scelta Civica e quelli del M5S, dovevano decidere se astenersi oppure votare per uno dei due candidati rimasti. Per un po' si è ritenuto che i montiani, non avendo ottenuto la presidenza del Senato causa mancato accordo col PD, potessero votare Schifani, e a riguardo in giornata ci sono state molte pressioni da parte del PDL. Alla fine però è arrivata l'indicazione di votare scheda bianca, la stessa giunta agli eletti del M5S.
Guardando i risultati, però, si capisce che qualcuno ha disobbedito: Grasso ha ottenuto 137 voti, 14 in più di quelli a disposizione di PD-SEL, mentre Schifani si è fermato ai 117 della sua coalizione: il voto segreto non ci permetterà mai di comprendere l'origine di questa discrepanza numerica, ma probabilmente le preferenze sono arrivate da qualcuno dei Grillini, visto che qualche eletto siciliano si è lasciato scappare affermazioni del tipo "Se vince Schifani quando torniamo in Sicilia ci fanno il mazzo..." e i Montiani, per palesare la loro astensione, hanno votato passando velocemente attraverso la cabina.
E così ha vinto Grasso, un altro profilo nuovo (i due presidenti sono entrambi neoeletti) e decisamente positivo, per il suo impegno antimafia da procuratore, ribadito oggi nel suo discorso di insediamento in cui ha dichiarato il suo desiderio di una commissione parlamentare d'inchiesta "sulle stragi irrisolte del Paese".


Qualche commento sulle nomine di oggi: la coalizione da me votata alle ultime elezioni e quindi anche il mio partito hanno dato un bel segnale: anziché eleggere esponenti storici di lungo corso (si era parlato di Franceschini alla Camera e della Finocchiaro al Senato) ha scelto due nomi nuovi, di parlamentari neoeletti che hanno testimoniato con il loro lavoro un impegno personale a favore dei più deboli e dimenticati e della legalità (scusate la retorica, lo ammetto...): un segno di voler davvero portare un po' di cambiamento, probabilmente simbolico (bisogna vedere quali saranno i nomi per governo e Presidente della Repubblica), ma non sottovalutiamo l'importanza dei simboli.
Facilmente comprensibile la condotta del PDL e della Lega alla Camera, che non avendo alcuna possibilità di far passare un loro candidato hanno votato scheda bianca, e al Senato, dove hanno provato, sperando magari nel sostegno dei Montiani, a far eleggere il presidente uscente e loro membro di partito Schifani.
Meno comprensibili invece l'operato di Monti e degli eletti del M5S, soprattutto del primo. Ai Grillini non si può certo imputare la mancanza di chiarezza, coerenza e linearità: non hanno cercato accordi con nessuno e di conseguenza non hanno neanche chiesto a nessuno di votare i loro candidati; si possono inoltre apprezzare i loro applausi al discorso della Boldrini, effettivamente di spessore. Non comprendo né approvo però il loro ennesimo atteggiamento da "sono tutti uguali" mostrato ancora una volta con la dichiarazione di Crimi, capogruppo del M5S al Senato, in cui egli comunicava che il suo partito ha deciso "di non fare da stampella a nessuno", e soprattutto con il post sul blog di Beppe Grillo a commento del voto per Grasso da parte di alcuni suoi eletti: "Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo [di non votare né Grasso né Schifani, N.d.A.] ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze", come a voler ribadire che i due sono paragonabili; faccio notare i tanti commenti in disaccordo a questo post, anche se in effetti è sempre difficile stabilire se gli autori siano davvero aderenti al M5S. Ricordo inoltre che il presidente del Senato fa a tutti gli effetti le veci del Presidente della Repubblica, ed è generalmente l'incaricato di verificare le possibilità di formare un governo nel caso non ci sia un leader con un appoggio maggioritario, cosa che accadrà probabilmente quando Bersani non otterrà la fiducia al Senato: il M5S davvero avrebbe voluto lasciare un incarico così delicato ora a uno come Schifani?
Monti però ha fatto ben di meglio: prima voleva farsi eleggere a presidente del Senato, poi, quando Napolitano gli ha ricordato che lui è già presidente del Consiglio e si sarebbe quindi dovuto dimettere, per di più senza possibilità di essere sostituito immediatamente visto che l'unico a poterlo rimpiazzare dovrebbe essere il vice-presidente, che in questo governo non esiste, ha risposto piccato affermando di obbedire alle parole di Napolitano senza però condividerle. Infine, per tutto il giorno ha ventilato l'ipotesi di poter votare Schifani (e scusate se metto un link di Libero) invece di astenersi, mossa che non avrebbe avuto alcun significato se non quello di fare un dispetto al PD e a SEL che non si sono prestati a votarlo. A riguardo cito solo le parole di Scalfari (probabilmente pronunciate in origine da Napolitano): "Chi conosce l'amore oltre i settant'anni perché prima non lo conosceva diventa matto. Ma questo è vero anche per chi incontra la politica dopo i settant'anni".

Si possono prevedere futuri scenari sulla base delle votazioni di oggi?
Il voto di qualche esponente del M5S a Grasso non dà qualche speranza a Bersani per un eventuale fiducia al Senato. In questo caso la questione è ben diversa, non basterebbe il voto di qualche dissidente, dovrebbe essere praticamente l'intera pattuglia di senatori a votarlo (cosa improbabile), a meno di strani giochi numerici in cui una ventina senatori del M5S rimangono in aula a dare voto contrario e gli altri se ne vanno, in modo che i no sarebbero 137 e i sì, se i Montiani sostenessero Bersani (altra eventualità poco probabile), sarebbero circa 140 (e già da quanto è contorto questo scenario si capisce quanto esso sia impossibile). Anzi, questo voto dimostra ancora una volta che Bersani non è candidato da poter convincere qualche Grillino a fare il dissidente: ci vorrebbe una figura "à la Grasso", un personaggio nuovo e dall'alto profilo personale (un Rodotà o uno Zagrebelsky), ma non è neanche detto questo che funzioni, visto che oggi qualcuno di loro ha votato Grasso solo per evitare il rischio Schifani (vedi sopra).
Paradossalmente, quindi, la vittoria della linea di Bersani riduce le sue possibilità di formare un governo, ma dall'altro mostra anche come la via di un accordo col PDL sia praticamente da escludere, come affermato oggi anche da Franceschini ai microfoni di Rai3.
E quindi? Probabilmente si tornerà a votare presto: peccato, questo è un Parlamento con dei presidenti delle due Camere rispettabili come non avveniva da un bel po' di tempo a questa parte, il più giovane, con la maggior presenza di laureati, di donne (al loro bagno alla Camera c'era una coda lunghissima, cosa mai vista) e di neoeletti di sempre...
Ah, ovviamente queste previsioni possono essere sconfessate tra un mese, quando si voterà il nuovo Presidente della Repubblica: lì i partiti si scanneranno davvero, visto che comunque chi sarà eletto resterà in carica per sette anni e dovrà gestire una crisi parlamentare delicata e delle probabili elezioni a breve sulla cui prevedibilità dei risultati nessuno è disposto a scommettere neanche un centesimo.
Non può mancare il mio saluto in musica: la buona notte e la buona domenica oggi ve la dò a ritmo di flauto traverso :)

giovedì 7 marzo 2013

Irrational exuberance #2

Seguito del precedente.

Oggi Draghi ha detto:

«I mercati, dopo qualche agitazione dopo le elezioni, sono ora tornati più o meno a dove si trovavano prima [delle elezioni]. Credo che i mercati comprendano che viviamo in democrazie. Nel complesso, in questo momento i mercati sono assai meno impressionati dei politici e di voi [giornalisti]. Molto dell’aggiustamento fiscale compiuto dall’Italia continuerà come con il pilota automatico. Tutto ciò accade in un contesto generale dove abbiamo molti segni che la fiducia verso i mercati finanziari dell’area euro sta tornando»
Fonte: Phastidio

Ovvero quello che dicevo io nel post precedente. Solo che io sono preoccupato e lui tranquillizza, così come fanno le banche.
  


mercoledì 6 marzo 2013

Domande di finanza #3 - risposte ai commenti


Parliamo di oro e moneta. Money




Stefano scrisse:

Ivan ma come fai a dire che la fiducia è più reale del prezzo dell'oro? Per esempio: l'oro è un bene reale, ed è un bene perché quasi tutta la gente del mondo crede che sia prezioso. L'euro, invece, è un bene perché tutta la gente del mondo crede nell'Europa. Ora, in Italia manca poco e torna al governo un tizio che tutto il mondo ritiene incapace di ripagare un debito. Altri stati non se la passano un gran che. La fiducia mi sembra un concetto molto labile. Inoltre, dall'altra parte, è un concetto estremamente manipolabile. Chiunque sia dotato di sufficiente potere di influenza delle opinioni, di carisma, lo può pilotare. Non è forse perché si è inspiegabilmente riconquistato la fiducia degli italiani che il tizio di cui sopra ha quasi rivinto le elezioni?
A me pare evidente che agganciare la ricchezza di una nazione a qualcosa di così aleatorio sia rischioso. 


Premetto che volevo essere un po' polemico e che ho un'avversione per l'oro.

Ad esempio Stefano dice che "tutta la gente del mondo crede che sia prezioso". Beh, questa è fiducia! Ok, questa fiducia dura da secoli, ma perché l'oro e non il palladio o le terre rare? Si tratta di convenzioni. Fosse per me legherei piuttosto l'emissione di moneta al numero di suini in circolazione (bovini per gli arabiebrei). Non è un bene che ha un vero valore reale? Oppure l'acqua. Senza acqua non c'è vita, anche se il valore dell'acqua è basso, come già detto col famoso paradosso dell'acqua e diamanti da Smith. O in modo più poetico da Faber: "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori". Leghiamo la moneta alla merda da cui coltiviamo fiori (da mettere nei vostri cannoni, drogati)!




Più seriamente.

Uno dei vantaggi che si attribuisce all'oro è di rendere il ciclo economico più stabile. Come detto l'oro è molto volatile. Per dire il prezzo del latte è molto più stabile (si veda grafico preso da qui) espresso in USD che in oro.


Problema pratico: ora non c'è abbastanza oro, le riserve auree della banche rispetto alla moneta in circolazione ho letto che sono circa 1 a 40-50. Quindi cosa succede se capita una crisi bancaria quando tutti vogliono oro? La Banca Centrale non ne ha abbastanza. Riduciamo la moneta in circolazione di 50 volte? Ammazzi l'economia.


Inoltre, perché la fiducia è importante e perché rende il sistema più stabile?

Esempio 1. La Svizzera è stata invasa dai soldi durante il periodo più grave della crisi. Questo ha portato il cambio verso la parità con l'Euro, invece di un valore che dovrebbe essere in zona 1.35-1.45. Dato che la Banca Centrale svizzera ha credibilità, ha potuto dire che il cambio deve essere almeno 1.20. Immediatamente il cambio è salito a 1.20 senza bisogno di intervento sul mercato, è bastato l'annuncio. Poi ovviamente il mercato ha testato la banca e la banca ha prontamente comprato Euri quando il cambio cercava di sforare in basso la barriera di 1.20. Ora si ritrova con qualche decina di miliardi di titoli europei. E gli stranieri hanno in nostri amati Franchi. Uno dei tanti squilibri attuali.

Esempio 2. Il tasso d'interesse dei paesi europei periferici ha cominciato ad aumentare rispetto a quelli centrali con la crisi. Prima lo spread era sui 20-30 basis point, mentre con la crisi è salito per alcuni paesi a 700 e oltre. Perché? Prima il mercato pensava che la zona Euro fosse un solo mercato o che almeno tendesse verso questa soluzione, quindi lo spread era dovuto principalmente a differenze di rating (Germania AAA e Italia era A), ovvero la percezione del rischio era sbagliata. Con la crisi il mercato si è detto: "ostia, ma guarda che l'Italia ha un debito del 120% del PIL, non cresce, deficit... mhh... mi sa che per prendermi il rischio-Italia mi devono pagare molto di più". Poi cosa è successo? Con Monti ha mostrato di avere la volontà di migliorare i conti pubblici ed è diminuito un po'. Ma con l'austerità montiana e i tagli il PIL è diminuito e il debito è cresciuto. Ovvero il rapporto tra i due è aumentato ulteriormente. Però c'era la fiducia che questa fosse la strada giusta per risanare la situazione. Piano piano.

Poi l'altro Mario, Draghi, ha pronunciato la famosa frase che "la BCE farà di tutto per salvaguardare l'Euro". Quella frase ha ridotto lo spread! Fiducia! Fiducia nel fatto che la BCE invece di guardare solo l'inflazione (che è il suo mandato) farà qualcosa di più.


Spiegazione più tecnica: fissare l'emissione di moneta all'oro è come avere il cambio fissato con un'altra valuta su cui non hai controllo, tipo l'Argentina che fissava il peso al dollaro. I cambi fissi hanno il problema che tu agganci la tua moneta ad un paese con dinamiche diverse.

Esempio: un paese cresce molto e crea inflazione e magari anche bolle speculative. L'altro paese (che ha ancorato la moneta al primo) cresce poco ed è in recessione. Questo paese non ha la possibilità di gestire la politica monetaria. Il primo paese tenderà a ridurre l'offerta monetaria per raffreddare l'economia e il secondo vedrà esacerbata la situazione recessiva per colpa del legame con l'altra moneta non controllabile. Si perde uno strumento. Esattamente quello che succede in Europa con paesi con cicli economici diversi. Con l'oro è uguale: mettiamo che un paese cresce molto e anche le sue riserve aurifere (p.es. nuova miniera): si crea iperinflazione.

Nel caso dell'Europa questi cicli economici potrebbero essere allineati o le differenze ridotte con una politica fiscale comune. E questo è il mio punto: serve un'Europa più unita. Ma bisogna convincere i paesi filo tedeschi. Che non hanno fiducia nei paesi periferici. Secondo me la fiducia è la base. Invece sull'oro non hai (quasi) nessun controllo.


Questo mi fa venire in mente i miei studi assicurativi, quando il più divertente docente del corso ci ricordava continuamente due concetti base del diritto anglosassone legati all'assicurazione:

- arm's length principle
- utmost good faith (uberrima fide):

"Insurance is a contract of speculation... The special facts, upon which the contingent chance is to be computed, lie most commonly in the knowledge of the insured only: the under-writer trusts to his representation, and proceeds upon confidence that he does not keep back any circumstances in his knowledge, to mislead the under-writer into a belief that the circumstance does not exist... Good faith forbids either party by concealing what he privately knows, to draw the other into a bargain from his ignorance of that fact, and his believing the contrary"


E ora prima di andare a nanna ascoltatevi un Live in Pompei.




Irrational exuberance

Non voglio fare il Greenspan  de noartri, ma volevo fare un piccolo commento sulla situazione finanziaria attuale.

L'opinione comune delle banche sulla situazione in Italia sembra essere di questo tenore: "l'Italia ha bisogno di riforme, ben venga Grillo che porta una ventata di novità. Voto è stato messaggio contro austerità: bene. Previsione: governo minoritario PD, alcune riforme, specie legge elettorale e si torna al voto nel 2014 con la nuova legge elettorale che porterà stabilità. Intanto le riforme attuate da Monti continuano a dare effetti in modo automatico (tipo aumento previsto dell'IVA), quindi no worries per bilancio dello Stato."

E i mercati sono tranquilli, a parte il giorno dopo le elezioni. Oltretutto, questo va bene alla Germania che ha anche elezioni in vista. Tranquillizzare gli elettori che il Sud Europa sta facendo quello che deve fare (lacrime, sangue, riforme).

Mi permetto di dubitare e di essere pessimista sulla situazione. Come sempre è difficile fare previsioni, specialmente sul futuro, ma non vedo grandi prospettive sulla politica italiana, visto il comportamento ondivago e poco collaborativo di Grillo.

Vedremo, disse il cieco.




martedì 5 marzo 2013

Domande di finanza #2 - risposte ai commenti

Rispondo al commento di Igor, ad Andrea ha risposto Roberto, poi rispondo a Stefano - le domande in corsivo blu:

"io ho due domande a cui onestamente non trovo risposta (forse banale, e mi scuso in anticipo), e m'interessa la tua opinione:
i) secondo te l'austerità è la scappatoia più papabile (ridurre il debito ad un livello tale da rendere un default impossibile) nel nome dello status quo (una EMU imperfetta) che eviti al più possibile la naturale progressione delle cose - BCE lender of last resort/mutualizzazione del debito/banking union/political union - oppure ha qualche fondamento economico al momento?"


Quando studiavo economia monetaria internazionale avevo come libro di testo il De Grauwe.che diceva chiaramente che le unioni monetarie per funzionare devono essere vere unioni (anche fiscali con meccanismi di trasferimento tra paesi in surplus e deficit), quindi quella è la direzione. Che fare nel mentre? Bella domanda. L'austerità (dal mio punto di vista finanziario, non sociale) è al momento necessaria per la fiducia dei mercati. Che attaulmente si dia troppa importanza ai mercati sono d'accordo, ma la "dipendenza" dei mercati è stata cercata dall'eccesso di credito (ovvero indebitamento degli Stati) ed ora come un tossico deve ridurre la dipendenza. 
Sono europeista e penso ci siano più benefici a proseguire con l'Euro che a buttarlo nel cesso per colpa degli errori politici che sono stati fatti alla sua creazione. Ad esempio avere un mercato unico del debito (bond europei e non dei singoli paesi) ridurrebbe immediatamente il costo del debito per i paesi periferici.


ii) che fare mo con sta Italia che non cresce? svalutazione (interna) competitiva (ma tanto siamo alla frutta)? de-regolamentazione e liberalizzazione (ma con i lavoratori atipici che si fa)? lotta all'evasione (ma quanto ci si mette?)?

Eh, qui siamo alla frutta. Cosa sarebbe ideale? Politiche keynesiane di spesa pubblica? Al momento non sono fattibili per i criteri europei, inoltre progetti tipo il ponte di Messina non so quanto siano produttivi.

Riduzione delle tasse sul lavoro (cuneo fiscale)? Sì sono cose da fare, ma di nuovo rispettando i vincoli di bilancio, inoltre serve ridurre l'evasione per ridurre la differenza del peso fiscale tra dipendenti ed autonomi.

Il vero problema è la produttività (si veda dov'è l'Italia nel grafico) e su questo è difficile intervenire nel breve periodo.

 


La crescita economica è funzione di:
a)      Lavoro
b)      Capitale
c)      Aumento della produttività / progresso tecnologico / capitale umano

Sul lavoro c'è poco da fare, dato che la disoccupazione è altra; Capitale sì, l'Italia se non sbaglio ha pochi investimenti stranieri, sia per il protezionismo sulle grandi aziende, sia per la difficoltà a fare business (infrastrutture, burocrazia, corruzione) che spaventano gli investitori esteri.

Neanche io ho risposte, cerco di interpretare ho più domande. Come scrive il sempre bravo Phastidio: "andrà molto peggio prima che vada meglio".

Altra questione, più profonda, è quella sollevata da Andrea, cioè se il sistema attuale è sostenibile. 

Cito il blog defunto Suddendebt.blogspot.com:

"In the "real" world, where physical fact always trumps populist monetary neo-theology, Permagrowth is impossible by definition.  The Second Law of Thermodynamics reigns supreme, i.e. there is no perpetual motion machine - and can never be.
The entropy of the universe tends to a maximum is the "classical" expression of the Second Law, so I come up with a corollary: as the universe always tends to disorder, so debt always tends to default.

In other words, since Permagrowth is impossible so is Permadebt."

 

PS: Sull'Euro sto leggendo "From Contagion to Incoherence - Toward a model of the unfolding Eurozone Crisis". Vediamo se fornisce qualche spiegazione interessante.

lunedì 4 marzo 2013

Lo stallo italiano / una prospettiva svizzera


Ultimamente a casa parlo solo di politica italiana, anche se diventa frustrante dover anche spiegare come funziona il sistema Italia al mio svizzerotto... Dato che non ne poteva piu' di sentirmi parlare ha deciso che voleva dire la sua. Un po' di spoiler: come un buon cittadino svizzero tende al compromesso... 

enjoy

The Italian Stalemate / A Swiss perspective


First, an admission of guilt: I'm very prone to advocate the swiss model as the best in the world even though it may not be right for another state with different circumstances. It's a common mistake for someone who is happy with the way things are (well mostly) in his country.

I have always taken an interest in swiss national politics and now that I am together with an Italian, I am also following italian politics mostly through discussions with her. I find myself often asking "why" questions. Some things I just can't believe, others are just so very different that they do not work as I would assume.

Of course I've learned a lot about the way the Italian parliament and senate are assembled during the last few days. I can't help but notice that the situation is not very much different from the situation after any given election in Switzerland in the last 100 years. In Italy there are now three major coalitions, each getting between a quarter and a third of the votes. None of the coalitions is able to form a government without the help of another. There is also a similarity in the way that a government is supposed to be working: The Italian prime minister is just like the Swiss president "primus inter pares" which means the ministers are theoretically able to govern their dossier by themselves.

However here is also the major difference in the system: While the Italian ministers are allowed to govern independently of each other, they are confirmed by the parliament as one. This makes each minister responsible for what the others do. The entire executive branch is in the same boat and if one of them does too much rocking, they all go down. It is understandable that The Democratic Party refuses to govern with the People Of Liberty. After all, they would be held responsible for the acts of the others.

Now imagine for a second that Italy would elect its cabinet the Swiss way: Each member is selected independently by majority vote as well as the prime minister. First, the parties need to reach an informal consensus on how many seats in the government should go to each party. Without this consensus, no party is able to achieve the majority vote that is necessary. Imagine the three parties simply voting for their own candidates indefinitely without reaching majority. If a consensus is reached, the parties can either choose to present acceptable candidates or not. If they present unacceptable candidates, the parliament may choose someone else from the same party. 

In this kind of system, the government is composed by a proportional number of ministers that were approved by the other parties and not necessarily by their own parties (as sometimes happens in Switzerland). It's the same principle as letting one person divide a piece of cake and the other person chose which piece he wants. No one really likes the government but at least it was agreed upon by 50% of the parliament.

The parties are forced to get their shit together and govern together. This would do Italy a lot of good, as no big mouthed populist (I am not calling either of those two a clown) would ever be elected minister.

Unfortunately my little utopia does not work out for two reasons:
  1. To change any laws, they need a government in the first place to propose a law
  2. The Five Star Movement is not interested in governing, so most likely any elected Minister would simply resign (or risk being cast out of the movement).
Even if Italy is running out of time and money, the Five Star Movement will not take the responsibility to govern because they know that without drastic measures, all is lost. And drastic measures is the last thing they want because Grillo promised Italy that they could have all the nice things like before, if only they exchanged the politicians. What a load of bullshit; And what a pity for Italy.

Perhaps the solution is to look at the way the Vatican elects its head of state. Lock the Italian parliament up, dock their pay and reduce their rations until they've reached a decision. 

I would like to see white smoke above the Palazzo Montecitorio.

Svizzerotto

Domande di finanza

Chi mi segue su FB ha visto che in questi giorni discuto/polemizzo/aizzo/rompo le palle ai grillini.

Ad uno sabato ho promesso di rispondere ad alcune domande:
1) i soldi "digitali" sono reali?
2) quantificare la ricchezza delle famiglie italiane e dove sono


Inoltre la domanda generale è "ma questo sistema si morde la coda?". Come sempre le domande generali sono quelle più difficili, ma ora anche se un po' di fretta provo a rispondere.



Prima domanda.

Questa presumo trae spunto dall'avversione all'Euro dei grillini - nel programma c'è il punto "referendum sull'Euro" che io considero sbagliato sia perché sono un convinto europeista, sia perché l'adesione all'Euro è stata formalizzata tramite trattati internazionali che non possono essere oggetto di referendum abrogativo. Ma questa è un'altra polemica.

Presumo che la domanda di fondo è se sia meglio tornare al gold standard (emissione di moneta legata al valore delle riserve auree di un paese e convertibilità della moneta in oro). Oggi le monete non sono ancorate ad alcun bene reale, ma sono basate sulla fiducia che il paese o area economica che emette la moneta sarà in grado di mantenere il valore della moneta. Quello che fa perdere valore alle monete è l'inflazione e la svalutazione, due concetti diversi, ma intrinsecamente legati (tralascio i dettagli per motivi di tempo/spazio).

L'oro è una merce dal prezzo molto volatile, negli ultimi anni il prezzo è triplicato. Inoltre il prezzo è denominato in USD. Divagazione storica: nel 600 la Spagna ha sofferto molto per un'impennata dell'inflazione per colpa dell'eccesso di oro in arrivo dal Sud America. Altra cosa: l'oro non ha un valore reale. Anche l'oro ha un valore, perché l'umanità ha deciso che ha valore, perché luccica. È una convenzione. Quindi secondo me emettere moneta legata all'oro o sulla fiducia è meglio la fiducia, la ritengo più reale. Inoltre se leghi l'emissione di moneta alla quantità di oro in circolazione, la crescita economica potrebbe essere ostacolata dalla mancanza d'oro.


Seconda domanda

Cito dal Supplemento del Bollettino di Bankitalia:

Alla fine del 2011 la ricchezza netta delle famiglie italiane era pari a circa 8.619 miliardi di euro, corrispondenti a poco più di 140 mila euro pro capite e 350 mila euro in media per famiglia.

Le attività reali rappresentavano il 62,8 per cento del totale delle attività, le attività finanziarie il 37,2 per cento. Le passività finanziarie, pari a 900 miliardi di euro, rappresentavano il 9,5 per cento delle attività complessive.


Alla fine del 2011 le attività finanziarie ammontavano a oltre 3.500 miliardi di euro, in contrazione a prezzi correnti rispetto a fine 2010 (-3,4 per cento). Quasi il 42 per cento era detenuto in obbligazioni private, titoli esteri, prestiti alle cooperative, azioni e altre
partecipazioni e quote di fondi comuni di investimento. Il contante, i depositi bancari e il
risparmio postale rappresentavano quasi il 31 per cento del complesso delle attività finanziarie;
la quota investita direttamente dalle famiglie in titoli pubblici italiani era pari al 5,2 per cento.
Le riserve tecniche di assicurazione, che rappresentano le somme accantonate dalle
assicurazioni e dai fondi pensione per future prestazioni in favore delle famiglie, ammontavano al 19,2 per cento del totale delle attività finanziarie (Fig. 6).



Bisogna fare attenzione ad analizzare questi dati: sembra che solo il 5.2% del debito sia posseduto dagli italiani. In realtà bisogna sommare anche i titoli detenuti da fondi pensione ed assicurazioni (19.2% della ricchezza e almeno il 50% è investito in titoli di Stato italiani).

Inoltre il 31% è "contante, i depositi bancari e il risparmio postale"; parte di questo viene investito in titoli di stato dalle banche e Poste.

Infatti guardando i detentori del debito italiano (circa 2,000 miliardi) si vede che solo il 35% è detenuto da investitori non residenti.

Una cosa importante da capire: i soldi che sono investiti da assicurazioni, fondi pensione e banche sono i soldi dei risparmiatori, ovvero delle famiglie!

Cosa fanno le assicurazioni? Incassano il premio assicurativo oggi, lo investono in attivi "sicuri" e poi pagano i danni o rimborsano le polizze vita. Quindi sono semplici intermediari. Uguale i fondi pensione.

E le banche? I risparmiatori versano i soldi sul conto ( i conti correnti sono una passività per le banche) e o li danni ai risparmiatori come mutui, alle imprese o investono in titoli sicuri, ergo titoli di stato.

Quando Grillo propone di ristrutturare il debito o non pagare gli interessi sta proponendo di spararsi nei genitali.

L'unico modo per pagare meno interessi è di dimostrare ai detentori dei titoli di Stato che lo Stato italiano persegue politiche fiscali "sane" e che sarà in grado di rimborsarlo. Lo spread non fa che segnalare il livello di (s)fiducia relativa rispetto alla Germania o Spagna (o qualsiasi altro paese), più è alto, maggiore è la sfiducia verso l'Italia.

Con una gestione sana del bilancio dello Stato si ridurrebbe anche l'ammontare totale del debito in circolazione. Ad esempio la cosa secondo me più importante e fattibile è la lotta all'evasione fiscale.

Il problema grave dell'Italia è la mancata crescita degli ultimi 20 anni. Ma le ricette per la crescita sono difficile e la svalutazione come si faceva con la Lira sono solo palliativi: come avere bisogno di una dieta e tagliarsi una gamba. Hai ridotto il peso, ma non puoi camminare. È poco lungimirante.

Non so se ho risposto alla domanda... in caso si commenti pure.

venerdì 1 marzo 2013

Chi di sondaggi vive...

Questo blog prima delle elezioni (vedere qui, qui e qui) aveva fornito varie stime di sondaggi sui possibili andamenti delel votazioni. Alla luce di quanto accaduto, si può senz'altro dire che abbiamo sbagliato in pieno, e fornito previsioni che poi non si sono avverate.
Si potrebbe rispondere che solo chi non fa previsioni non ne sbaglia mai una, ma ritengo giusto fornire una spiegazione di come mai, anche alla luce del confronto mostrato nella figura qui a sinistra, possa essere stato possibile sbagliare così tanto. Comincio col dire che non ritengo ci sia stata alcuna truffa: nessun istituto aveva interesse secondo me a favorire in maniera così sfacciata un partito piuttosto che un altro dando previsioni così errate.
Di conseguenza vi sono due possibilità:
1) Ho sbagliato qualcosa nella mia analisi.
2) Erano sbagliati i dati da me presi.

Ora, sembrerà una semplice difesa di bottega, ma effettivamente ho ricontrollato svariate volte i risultati e ritengo di poter escludere la prima opzione. Resta quindi la seconda: dobbiamo ritenere i sondaggisti dei cialtroni?
Sì e no, nel senso che, probabilmente, non hanno condotto alcun errore nell'analisi dei dati, ma non hanno forse fatto abbastanza attenzione a verificare che valessero le tre ipotesi fondamentali per l'affidabilità di un sondaggio, da me autorevolmente ricordate in precedenza: la rappresentatività del campione intervistato, la correttezza nel porre le domande e la sincerità di chi risponde.
Almeno una di queste tre è saltata, probabilmente due: i sondaggi sono fatti in maggioranza telefonicamente, e quindi capita spesso che a casa risponda il padre di famiglia e non il figlio che vota M5S (la differenza tra i risultati di Camera e Senato di questo partito conferma il successo che ha tra i giovani); oppure, spesso chi vota Berlusconi non lo ammette.
Comunque, oramai il più è fatto, e queste elezioni sono state un'ulteriore dimostrazione di come fissarsi per i sondaggi (come ho fatto io) possa essere fuorviante: le motivazioni che orientano una persona al momento del voto sono molte, complesse e interconnesse (bisogni economici, contesto territoriale, contesto familiare ed amicale, candidature regione per regione) ché spesso sfuggono alla logica dei sondaggi, che non riesce a leggerli.
Analisi sul che fare saranno oggetto di un mio futuro post.