mercoledì 23 ottobre 2013

Steve chiama partito - Partito risponde tramite Twitter

Volevo scrivere un post su quanto fosse stata montata la pretestuosa polemica sul negazionismo di Odifreddi (spiegherò più avanti perché pretestuosa, ma, detto in breve, egli non aveva alcuna intenzione di negare la Shoah nei suoi due post incriminati). Un fatto contingente però ha causato un cambio nelle mie intenzioni.
In miei numerosi post su Twitter citavo il PD, a volte per lodarlo, più spesso per criticarlo, da ex iscritto che, specie recentemente, prova un rapporto di amore e odio con il suo partito. Non mi è mai arrivata risposta, né d'altronde me l'aspettavo: ho pochi follower su Twitter, e lo uso soprattutto come canale per pubblicizzare il blog o per qualche sfogo scritto di impulso.
Ieri però mi è arrivata risposta a un tweet di questa mattina. Riporto lo scambio qui sotto
Piccola nota per chi non seguisse le vicende del PD. Otto giorni fa Guglielmo Epifani, segretario pro tempore del partito, ha lanciato un'iniziativa, che ha chiamato Identify PD (perché poi queste cose debbano avere un nome inglese non lo capisco). Iscritti e non al partito possono caricare video su un sito dedicato in cui raccontano il PD che vorrebbero. Riguardo Twitter, se in un messaggio si usa parola preceduta dal simbolo # (in gergo hashtag), si indica che si sta parlando di quell'argomento, e quindi altri utenti possono, cercando tweet a riguardo, trovare il messaggio che si è scritto. Probabilmente i volontari (o precari) che curano l'iniziativa hanno trovato così il mio messaggio.
Ieri mattina, sulla trasmissione televisiva Agorà su Rai 3, hanno mostrato un collage dei video caricati su questo sito, e uno di essi appunto diceva che, dopo aver votato per anni sinistra, si è deciso a cambiare e votare Renzi. Col mio tweet volevo sottolineare questa contraddizione della sinistra oggi (Renzi vincerà quasi sicuramente le primarie, e con grande consenso), di affidarsi a un leader in cui molti non si riconoscono.
Venendo al tweet, quelli di Identify PD mi chiedono di dare il mio contributo. Io lo darò per iscritto. Sembrerà banale, ma io voglio un PD che sia di sinistra. Così però la questione diventa: ma cosa vuoi dire con "sinistra"?
Chiarisco sin d'ora che non esiste una risposta indipendente dal contesto (essere di sinistra in Italia è diverso dall'essere di sinistra in India) e dall'epoca (esserlo oggi è diverso dall'esserlo 30 anni fa). Per questo Blair, da certe parti vituperato, negli anni '90 era di sinistra, perché ha cercato di rispondere alla crisi data dal crollo dei blocchi con una dottrina che conciliasse il vincente capitalismo con delle esigenze sociali: per lui allora essere di sinistra significava dare ad ognuno, indipendentemente dalla sua condizione di partenza, le stesse probabilità di esprimere il proprio potenziale e di venire per questo premiato con il successo.
Oggi però la situazione è completamente diversa: l'individualismo e l'egoismo sono dominanti, e quindi dire solo "Siete liberi di arricchirvi perché noi garantiremo a tutti la possibilità di farlo" non basta più. A queste due piaghe vanno opposte due nuove parole come la solidarietà e l'equità: le potenzialità di ciascuno e il funzionamento del sistema devono essere volti a un benessere diffuso, comune, che non lascia nessuno indietro e che dia a ciascuno secondo i propri meriti, ma senza concentrazioni di ricchezza eccessive mai giustificabili. Per questo ho partecipato con entusiasmo l'anno scorso alla campagna di Bersani, che già nel dare alla coalizione il nome "Italia bene comune" aveva capito che c'era bisogno di questa svolta.
Qualcuno potrebbe rispondere che un vero blarismo in Italia non si è mai avuto, e quindi è necessario passare attraverso questo stadio: da qui ad esempio la necessità di votare Renzi. Ebbene, questo è parzialmente vero, ma quella dottrina era nata per una certa società, e oggi le cose sono completamente cambiate: sarebbe come pensare che, poiché in Italia non c'è stata la rivoluzione francese, allora bisogna farla ora, visto che è stata una tappa decisiva per quel paese.
Ma è appunto il fatto che queste due parole d'ordine oggi siano completamente dimenticate, assieme a "diritti", a rendermi triste: oggi vorrei un partito che sappia parlare di questi concetti, per contrastare veramente il plagio di 40 anni di neoliberismo che hanno inciso nel profondo delle nostre coscienze e hanno prodotto i guai di oggi: la solidarietà contro l'egoismo, l'equità contro l'individualismo, i diritti per tutti contro i privilegi nelle mani di pochi.
Ambiente, gestione pubblica dei beni pubblici (vi ricordate la vergognosa indecisione sui referendum sull'acqua dei dirigenti proprio mentre gli elettori raccoglievano le firme e poi facevano propaganda?), sanità e scuola pubbliche (niente soldi ai privati), uno stato che funzioni meglio (e che sia capace quindi di affrontare davvero le sacche di inefficienza che purtroppo ci sono), dottrina del lavoro (o la protezione è dai licenziamenti ingiusti o essa si garantisce con un generoso sistema di sussidi di disoccupazione veramente centrati su una formazione e un aggiornamento professionale seri, ma non si possono lasciare i lavoratori a sé stessi), un fisco che colpisca le rendite e i patrimoni e garantisca i redditi da lavoro e da pensione e gli investimenti produttivi, diritti degli omosessuali a vedere riconosciute le loro unioni, diritti dei migranti a non passare mesi in galere dalle condizioni igieniche scandalose solo perché clandestini, diritti delle donne affinché il genere non sia una variabile che fa la differenza nei rapporti sociali, una giustizia che colpisca severamente non solo i ladri di polli ma i grandi corruttori ed evasori (che derubano sessanta milioni di italiani), delle leggi che colpiscano i privilegi e le rendite di posizione, scelte economiche che non ci portino ad essere un enorme luogo di vacanza per ricchi di altre nazioni, puntando sui settori strategici del futuro (energia pulita, mobilità sostenibile, la società dell'informazione, tanto per dirne alcuni) e non buttando soldi in aziende decotte, per produrre davvero nuovi posti di lavoro.
Queste sono solo alcune tante cose che un partito di sinistra oggi in Italia deve fare. L'elenco è assolutamente incompleto, ma già da solo richiede anni e una strategia di lungo periodo: sarà il PD in grado di raccogliere queste sfide, e non agire sulla base dei sondaggi minuto per minuto?

P.S.: so che il tweet lo ha scritto un povero precario o un volontario, e che qualcuno potrebbe dire "Ma chi te la fa fare di rispondere?" Ma proprio perché dall'altra parte o c'è uno che ci crede davvero in quello che fa o uno sfruttato, entrambe queste figure meritano comunque una risposta.

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