sabato 27 luglio 2013

Primarie PD: aprire o chiudere?

Il segretario ad interim del PD Guglielmo Epifani.
La notizia è di oggi: la direzione del PD doveva riunirsi per decidere sul prossimo congresso che eleggerà il nuovo segretario. Se la data è stata quasi fissata (probabilmente il 24 novembre) su una cosa il partito si è diviso: a chi concedere il diritto di votare alle primarie che nomineranno il successore di Bersani?
Le posizioni in campo sono due: primarie aperte a tutti o riservate ai soli iscritti.
Entrambe le posizioni sembrerebbero avere delle valide argomentazioni. Comincerò da chi vuole l'apertura totale ("apri tutto"), chiamandoli "I Ducciani" (vedere il video sottostante), per poi proseguire


con chi vuole invece che le primarie siano solo per gli iscritti, etichettandoli come "Maginotiani", perché vogliono erigere un argine contro possibili invasioni di elementi indesiderati, come appunto doveva fare la "Linea Maginot".
Ducciani
La loro posizione è: alle due precedenti primarie per il segretario, quelle che hanno designato prima Veltroni e poi Bersani, hanno potuto votare tutti, non solo gli iscritti al partito, e spesso le iscrizioni sono gonfiate da degli autentici "Signori delle tessere" che le pagano anche per altre persone per garantirsi un pacchetto sufficiente di voti. Inoltre, poiché da statuto PD il segretario è automaticamente il candidato del partito alla presidenza del consiglio (alle ultime primarie per Renzi fu approvata una delega a tale clausola proprio per consentirgli di candidarsi), è giusto che anche i non iscritti possano dire qualcosa, anche per dare l'immagine di un partito aperto alla società civile. Uniti su questa linea sono finora tutti gli aspiranti candidati che si sono già dichiarati (Gianni Cuperlo e Pippo Civati) e Matteo Renzi e i suoi seguaci.
Maginotiani
Nessun partito consente ai non iscritti di scegliere il segretario: a differenza delle primarie per il premier, per le quali è importante la partecipazione di tutti, in questo caso si sceglie una figura che dovrà principalmente occuparsi del partito, ed è quindi importante che il vincitore sia una figura apprezzata da chi ne costituisce l'ossatura. In caso di primarie aperte, invece, ci si ritroverebbe con la possibilità di avere persone neanche lontanamente simpatizzanti il PD che però, manovrate magari da politici di un altro schieramento, vogliono modificare il risultato facendo vincere un candidato che sia più gradito agli avversari piuttosto che agli elettori di centro-sinistra.

Cosa ha deciso il PD? Di rinviare la decisione alla prossima settimana, in una data (sarà una coincidenza?) successiva alla sentenza definitiva della Cassazione su Berlusconi, che dovrebbe essere il 30 luglio o poco più in là.
In linea di principio e in un mondo ideale devo ammettere che sarei un maginotiano: il segretario non deve essere per forza il candidato premier e per il suo ruolo deve essere una figura che deve riferire soprattutto al partito, ma... Ma non siamo in un mondo ideale, e questa modifica del regolamento servirebbe solo a favorire una classe dirigente datata che non vuole saperne di passare la mano, e spera che il suo lunghissimo insediamento nel partito possa essere sufficiente garanzia di posizione di dominanza tra gli iscritti. I signori delle tessere, inoltre, sono una realtà che ho potuto vedere con i miei occhi.
Inoltre il rinvio di oggi fa capire ancora di più che le posizioni sono esclusivamente strategiche: ciascuno spera solo di ottenere il massimo vantaggio per la propria "corrente", e poiché un'eventuale condanna per Berlusconi potrebbe causare il crollo di questo governo e il ritorno alle urne è meglio aspettare per vedere come meglio posizionarsi. Il guaio è che di tattica si può morire...

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