martedì 3 giugno 2014

Le analisi elettorali de "La spuma e lo spritz" - Europee 2014

Attenzione: post didascalico e analitico,
per alcuni forse noioso e verboso.
Ho aspettato una settimana prima di dire la mia sui risultati delle ultime elezioni europee: nonostante anche questa volta i sondaggi abbiano sbagliato di brutto (la media dei rilevamenti "clandestini", relativi ai tre giorni precedenti alle votazioni e pubblicati su notapolitica.it, dava un PD al 32% e un M5S al 28%) voglio ancora utilizzare i risultati di questi istituti (per una disanima sui possibili motivi di questa discrepanza tra previsioni e realtà consiglio questo articolo).
In questo caso non mi occuperò di sondaggi, ma di flussi elettorali, ossia gli studi che cercano di scoprire come è cambiato il voto dei cittadini tra due distinte tornate elettorali. Dal punto di vista matematico sono un interessante esempio di problema inverso (in fondo a questo post una breve spiegazione di cosa siano, per chi fosse interessato), branca che risveglia un notevole interesse in me sia per le sue numerose applicazioni (chiunque abbia fatto una TAC ha usato un macchinario che si basa su tale genere di problemi) sia perché è stata la base del mio dottorato. Qualora ci fosse tra i lettori di questo articolo qualcuno che conosce le tecniche matematiche usate per lo studio dei flussi elettorali, lo o la pregherei di contattarmi sui miei canali Twitter, Facebook o Google+: gliene sarei davvero grato.
In queste righe farò riferimento ai risultati degli istituti IPSOS e SWG, ma ovviamente anche altri enti hanno prodotto analisi simili ma con qualche risultato differente: ad esempio, secondo l'istituto Cattaneo il PD, a differenza di quanto detto qui e da altri istituti d'indagine, non avrebbe assorbito una quota significativa di voti dal M5S. 
La mia analisi verterà su 3 aspetti, tutti basati su un confronto tra elezioni politiche del 2013 ed europee di quest'anno:
  1. Chi sale e chi scende
  2. Analisi socio-anagrafica e geografica
  3. Flussi elettorali

Chi sale e chi scende (IPSOS)

Per stabilire chi ha fatto meglio o peggio rispetto a un anno fa utilizzerò il seguente criterio: tenendo conto del fatto che in confronto al 2013 il numero dei voti validi ha registrato un -20% (si esclude la Valle d'Aosta perché alle politiche non ha un sistema proporzionale ma maggioritario e quindi non confrontabile col resto del paese), i partiti che in numero di elettori hanno segnato variazioni migliori di questa saranno da me considerati i vincitori, mentre coloro che avranno subito cali maggiori saranno considerati gli sconfitti.

Salgono: Fratelli d'Italia, PD, Sinistra, Lega Nord

Il titolo riporta in ordine decrescente gli assembramenti che hanno riportato un aumento dei voti rispetto al 2013. Se per certi versi il PD, guadagnando più di 2.5 milioni di voti, è l'ovvio vincitore di queste votazioni segnando un +30%, Fratelli d'Italia è la lista che registra il miglior incremento (+50%), anche se questo miglioramento non è bastato a raggiungere lo sbarramento da superare per poter avere seggi nel Parlamento europeo. Anche la Lega Nord va bene con un +21%, ma che il partito di Salvini possa considerarsi soddisfatto di queste europee è già stato detto da altri. Infine, sotto il nome "Sinistra" sono raggruppate le liste che nel 2013 si sono presentate come "SEL" o "Rivoluzione Civile", mentre quest'anno erano sparse tra "Verdi", "Lista Tsipras" e "IDV": per quest'ultimo raggruppamento il raffronto è più difficile, poiché vi è stato un vistoso rimescolamento delle forze elettorali, ma ogni partito ad esso appartenente (a parte, forse, l'IDV, che nel parlamento europeo appartiene al gruppo dei liberali ) si può considerare incluso in un'area più a sinistra del PD.

Salgono: Scelta Europea, M5S, Popolari

Si è molto parlato della sconfitta del M5S, che in effetti ha perso tra il 2013 e il 2014 quasi 3 mln di voti (-33%), specie dopo le roboanti promesse di vittoria (significativa la metamorfosi dell'hashtag #vinciamonoi in #vinciamopoi). Tuttavia, sia in numero assoluto di elettori sia nel raffronto tra le due tornate, il vero dramma lo ha vissuto "Scelta Europea": rispetto al risultato alla Camera per l'anno scorso di Scelta Civica, Centro Democratico e Fare per Fermare il Declino, sono spariti quasi 3.2 mln di elettori, con un calo percentuale del 94%. Praticamente estinti. Sotto "Popolari", infine, raggruppo le liste del 2013 UDC, PDL e FLI, e quelle NCD+UDC e FI di quest'anno, che registrano nel complesso un calo di 2.3mln di voti, o -28% in termini relativi; anche in questo caso fare un confronto è un po' più difficile, ma sia l'anno scorso sia quest'anno le liste facevano comunque riferimento a un'area di centro-destra abbastanza simile.

Analisi socio-anagrafica e geografica (Youtrend.it e IPSOS)

Questa sezione mostra che il PD di Renzi è un partito trasversale: è il più votato tra quasi tutte le categorie di età, professionali e in quasi tutte le suddivisioni amministrative (cioè, provincie e regioni).
È interessante notare come il PD quest'anno abbia scavalcato il M5S nel Nord-Est e anche nel Sud-Italia, pur avendo in quest'ultima zona il M5S tenuto meglio rispetto ad altrove, registrando il partito di Renzi nel Mezzogiorno una minore (anche se comunque significativa) avanzata. Il PD è comunque primo in tutte le regioni e in quasi tutte le provincie (fanno eccezione Iserina, dove Iorio è potente e fa vincere il PDL, la leghista Sondrio e l'autonomista Bolzano con l'SVP degli alto-atesini).
Inoltre, il PD è primo in quasi tutte le fasce anagrafiche (IPSOS), con l'eccezione di quella tra i 35 e i 44 anni (paradossalmente, proprio quella di Renzi e di Zurota), dove tuttavia il distacco dal M5S è di soli 2 punti percentuali. Tra i 18 e i 35 anni il PD surclassa il M5S di 10 punti, ribaltando il risultato del 2013, mentre si conferma nelle età superiori (con un plebiscito tra gli ultrasessantacinquenni).
Il PD è il primo partito tra tutte le categorie professionali, esclusi i lavoratori autonomi e i disoccupati, dove comunque si registra un differenziale di uno o due punti percentuali. Il M5S prevale ancora leggermente laddove la crisi ha forse colpito di più (chi non ha un reddito fisso), a riprova che vi è ancora un forte scontento causato dal disagio economico.
Il PD inoltre è il primo partito in ogni fascia d'istruzione, superando il M5S di 27 e 11 punti percentuali tra laureati e diplomati rispettivamente e di 20 punti FI tra coloro con la licenza media o elementare, segnando per la prima volta una forte capacità di penetrazione in un terreno di solito dominio di Berlusconi. Questo dato viene confermato se si va a guardare la distinzione in base alle fonti preferenziali di informazione: il PD stacca tutti ovunque, tranne tra coloro che hanno internet come prima fonte di informazione, dove il M5S segna un +10% rispetto al partito di Renzi. Nota: per chi ritiene che chi si informa prevalentemente tramite il Web sia maggiormente informato, suggerisco questo mio articolo (che comunque non suggerisce che sia meglio informato chi si serve dei giornali o della televisione).

Flussi elettorali

Come già anticipato in precedenza, secondo l'istituto Cattaneo il PD non avrebbe guadagnato voti dal M5S, ma solo dall'area di centro di "Scelta Europea", mentre chi non ha votato M5S e FI si è generalmente rifugiato nell'astensione. IPSOS e SWG invece danno entrambi un milione di elettori in fuga dal M5S verso il PD, mentre solo 300mila in direzione opposta.
In generale, secondo IPSOS, il PD sarebbe il partito con l'elettorato più "stabile" (l'80% di chi lo ha votato nel 2013 lo ha fatto anche quest'anno), mentre i più "volatili" sarebbero FI e M5S, con una percentuale di conferma del 49% e del 55% rispettivamente; al primo dato bisognerebbe aggiungere un 5% di elettori PDL passati a NCD. 
Il PD inoltre è stato il partito che è riuscito ad attrarre più voti da altre liste: quest'anno, tra i suoi elettori, il 10% viene dal M5S, il 12% dai "Montiani" di Scelta Civica, e in generale il 33% viene da altri partiti (notare come solo il 4% venga dal PDL e il 2% dall'UDC). Prima che qualcuno mi dica che i conti non tornano, ricordo che l'80% prima menzionato è calcolato rispetto agli elettori del 2013, mentre le percentuali qui menzionate lo sono rispetto a quelli del 2014. Al contrario, il M5S tra i suoi attuali elettori comprende solo un 18% di persone che hanno votato diversamente nel 2013.

Conclusioni

Il PD ha preso voti dappertutto, specie dal M5S e dai Montiani, spiegando così il suo miglioramento deciso nel Nord-Est (dove ha prosciugato Scelta Civica) e nella Sicilia Orientale (che l'anno scorso era quasi sempre terra di conquista del M5S); la quota di voti presa dal PDL sarebbe risibile, a conferma che Renzi non ha drenato voti berlusconiani: semplicemente, ha reso inutili le posizioni liberali di Monti, inglobandole (e in effetti, molti "montiani" oggi rimasti in Scelta Civica in Parlamento venivano dal PD, essendone usciti dopo che Renzi aveva perso alle primarie), e ha tolto voti al M5S, specie nelle fasce d'età più giovani.
Il M5S, pur avendo perso 3 milioni di voti, resta un partito che attrae soprattutto coloro che non si collocano politicamente, quindi con ancora grandi potenzialità di crescita futura, anche se sarà interessante vedere cosa succederà con il riposizionamento che si annuncia dall'alleanza con l'UKIP di Farage, voluta da Grillo ma contestata fortemente da buona parte della base.
Infine, Forza Italia sembrerebbe destinata a un declino sempre più forte, che però non vuol dire per forza "inefficacia politica": si tenga conto che alle prossime elezioni Berlusconi non sarà ai servizi sociali, e che la somma dei suoi voti con quelli dei suoi probabili alleati (Lega, NCD, UDC e Fratelli d'Italia) è il 31.1%. Un distacco di 10 punti dal PD, che però altre volte è già stato quasi totalmente colmato (nel 2006, ad esempio).
Insomma, il PD ha guadagnato un sacco di voti, ma ora deve consolidarli, impresa difficile in un momento storico in cui le previsioni di crescita economica rimangono lontane, ma se li ha guadagnati ora che la situazione è peggiore, in futuro ha possibilità di confermarsi: i giochi sono aperti.

Appendice: Problema inverso

State giocando a biliardo con gli amici. Siete al colpo finale, dovete mandare la pallina 8 in buca. Di conseguenza, prendete la mira, fate partire la bianca in modo da mandarla contro la 8 con una certa angolazione, sperando di aver fatto bene i conti (e aver eseguito bene il colpo). Questo è un esempio di problema diretto: si conosce la situazione di partenza, si sanno i passaggi intermedi e si cerca di prevedere la situazione finale.
Supponete invece ora di trovarvi nel bel mezzo della partita: le palline sul panno verde sono ancora numerose. Avete bevuto due birre e quindi, dopo il vostro turno, andate in bagno a scaricarvi. Quando tornate, se siete bravi (e avete retto bene le due birre) vi ricordate la posizione in cui avete lasciato le palline, e conoscete quella finale al vostro ritorno: siete in grado di ricostruire come si sono svolti i colpi intermedi? Questo è un esempio di problema inverso, in cui si conoscono le condizioni iniziali e quelle finali ma non cosa c'è tra queste due, ed è simile al meccanismo con cui funziona lo studio dei flussi elettorali: si conoscono la situazione iniziale (es., i risultati del 2013), quella finale (i risultati del 2014) e si vuole capire è accaduto in mezzo (ossia, come si sono spostati gli elettori tra un partito e l'altro o verso e dall'astensionismo). Ora, così come con le palline da biliardo diversi possono essere i colpi che hanno portato alla situazione finale, varie combinazioni di travaso di voti da un partito all'altro possono dare gli stessi risultati finali a partire da una certa condizione di partenza. E allo stesso modo, così come se conosciamo quanto sono bravi i giocatori, e quindi che tipo di colpi possono azzardare, possiamo limitare le possibili mosse effettuate, allo stesso modo se abbiamo informazioni su come si spostano gli elettori tra un partito e l'altro (ad esempio, studi effettuati su tornate precedenti), possiamo limitare i possibili scambi elettorali. Capite quindi che, se si formano molte nuove liste, è più difficile ricostruire i flussi elettorali, perché non si hanno precedenti con queste forze in gioco che possano aiutarci a restringere il campo. In più, così come se ci sono più palline è più difficile risolvere il problema, allo stesso modo più partiti rendono più difficile il compito degli istituti di ricerca.

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