lunedì 18 marzo 2013

Il declino del paese e il decadimento del linguaggio pubblico

Una mia amica mi ha rinfacciato di scrivere sempre post di politica: è in effetti un argomento che mi interessa tantissimo, ed effettivamente questo blog ha un forte orientamento contenutistico di tipo politico.
Oggi voglio parlare d'altro e fare, dall'alto del mio nulla, se non dell'amore per l'italiano, una piccola considerazione sul suo uso in pubblico, in particolare in televisione.
Sin dagli anni '50, quando molte persone che conoscevano solo il loro dialetto impararono l'italiano guardando i programmi televisivi dell'unico canale RAI, la televisione ha plasmato il modo di parlare degli italiani e anche il loro livello culturale.
Se su youtube vi capita di guardare qualche estratto delle trasmissioni degli anni '50, '60 ma anche '70, quando cominciò a trasmettere Rai2, vi accorgerete che generalmente chi stava in televisione parlava un italiano stilisticamente e grammaticalmente corretto, le influenze dialettali erano riservate agli sketch comici o comunque all'intrattenimento, mentre per esempio un leader politico doveva sempre mantenere un lessico appropriato e un registro linguistico elevato.


Ma questa maggiore attenzione linguistica non era una caratteristica esclusiva di contesti ingessati come quello di Tribuna Politica: guardate queste pubblicità tratte da Carosello, per capire cosa intendo.


Ve le immaginate certe réclames oggi? Provate a pensare per un momento al dilagare di parolacce, errori grammaticali, dialettalismi e simili in televisione: la cura per il linguaggio secondo me è indicativa in generale di una scarsa attenzione a quello che si fa. Per tornare ai politici, che a me piacciono tanto, ve li immaginate Berlinguer o Moro dire "Vaffanculo" oppure chiedere ad una donna quante volte viene? Invece oggi capita che persino un D'Alema, a cui si possono attribuire tanti difetti ma non la sciatteria, in televisione urli "Vada a farsi fottere": il fatto che il destinatario fosse Sallusti non lo giustifica, anche se d'istinto ho esultato quando ho sentito il gentile invito :)


Oggi dilagano la cialtroneria, il pressapochismo: insomma, nessuno vuole fare più le cose per bene, con un certo contegno. I politici una volta volevano mostrare di far parte di un'élite: se Togliatti in Parlamento disquisiva con un giornalista sulla mitologia greca, Bossi 40 anni più tardi aizzava le folle a suon di "Ce l'abbiamo duro" (ah, come mi piacerebbe sapere cosa ne direbbe Freud... un po' però mi manca quel Bossi). Anche il mio Bersani, da Fazio, per spiegare il suo atteggiamento nei confronti dei rifiuti del M5S ad un'alleanza, ha citato Vasco Rossi (cosa già discutibile) con un verso che dice più o meno "Fottitene e tira avanti".

E non parlo dei vari litigi televisivi di Sgarbi o in "Uomini e Donne"... Fatemi però includere un video di "L'isola dei famosi" che si commenta da solo ;)



Non prendetemi per un moralista o per un perbenista: dico solo che secondo me il decadimento del linguaggio pubblico fa parte integrante del declino italiano. Un linguaggio sciatto è indice di un atteggiamento più generale: siamo ormai il paese del fare le cose "Alla cazzo di cane", come direbbe René Ferretti di Boris, come possiamo pretendere che le cose funzionino per il meglio?


P.S.: so già che partirà la caccia a trovare errori grammaticali in quello che ho scritto, d'altronde sarà facile per voi, come sparare sulla croce rossa :D

3 commenti:

  1. Hai fatto bene a seguire il consiglio della tua amica :)

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  2. E cosa dice la mia amica su questo post? :D

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  3. Che è molto interessante e la sua amica concorda con lei :)

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