domenica 17 marzo 2013

Habemus praesidentes

Dopo tanti giorni di chiacchiere, oggi finalmente si è consumata la prima decisione politica del nuovo parlamento. Il primo atto, in base ai regolamenti, è stato l'elezione dei presidenti. Il 15 marzo sono iniziate le votazioni, che si sono concluse in un nulla di fatto a causa del mancato accordo tra le forze politiche rappresentate: infatti nella prima giornata per eleggere qualcuno era necessario, sia alla Camera sia al Senato, che costui ottenesse un numero di voti superiore a quelli di cui dispone qualunque coalizione, per cui o si raggiungeva un accordo oppure si doveva rinviare tutto alla giornata di oggi 16 marzo, e così e successo. Analizziamo separatamente quello che è avvenuto nei due rami del Parlamento.
Alla Camera la situazione era più semplice: sin dalla prima votazione odierna bastava che un candidato raggiungesse la maggioranza assoluta dei voti per poter essere eletto. Perciò il PD e SEL, che alla Camera, in virtù della legge elettorale vigente, dispongono di 340 seggi su 630, potevano tranquillamente votare un loro candidato, sicuri del loro successo. La scelta è caduta su Laura Boldrini, eletta con SEL, che ha lavorato un'intera vita in organizzazioni legate all'ONU ed è famosa per il suo impegno come portavoce dell'UNHCR, il commissariato dell'ONU per i rifugiati. I risultati della votazione sono stati chiari: 327 voti per la Boldrini indicano che lei è stata votata esclusivamente con i voti della sua coalizione, con PDL e Montiani che si sono astenuti e gli eletti del M5S che hanno votato il loro candiato, Roberto Fico. Va poi detto che, alla fine del discorso di insediamento della Boldrini, vi sono stati applausi sia dei parlamentari di PD-SEL sia di quelli del M5S, in particolare per i passaggi contro la violenza sulle donne.


Al Senato invece le cose erano potenzialmente più complicate: il risultato elettorale, infatti, non ha assegnato a nessuna coalizione la maggioranza in questo ramo del Parlamento. Per fortuna il regolamento aiuta ad aggirare questa difficoltà: infatti, in caso di mancata elezione di un presidente entro le prime tre votazioni, si prevede alla quarta un ballottaggio tra i due candidati più votati nella precedente. Questa mattina, quindi, la terza votazione ha visto un risultato con pochi voti di scarto tra il presidente uscente Renato Schifani e il candidato del PD-SEL Pietro Grasso, con il vantaggio di quest'ultimo.
I senatori delle altre coalizioni, ossia i Montiani di Scelta Civica e quelli del M5S, dovevano decidere se astenersi oppure votare per uno dei due candidati rimasti. Per un po' si è ritenuto che i montiani, non avendo ottenuto la presidenza del Senato causa mancato accordo col PD, potessero votare Schifani, e a riguardo in giornata ci sono state molte pressioni da parte del PDL. Alla fine però è arrivata l'indicazione di votare scheda bianca, la stessa giunta agli eletti del M5S.
Guardando i risultati, però, si capisce che qualcuno ha disobbedito: Grasso ha ottenuto 137 voti, 14 in più di quelli a disposizione di PD-SEL, mentre Schifani si è fermato ai 117 della sua coalizione: il voto segreto non ci permetterà mai di comprendere l'origine di questa discrepanza numerica, ma probabilmente le preferenze sono arrivate da qualcuno dei Grillini, visto che qualche eletto siciliano si è lasciato scappare affermazioni del tipo "Se vince Schifani quando torniamo in Sicilia ci fanno il mazzo..." e i Montiani, per palesare la loro astensione, hanno votato passando velocemente attraverso la cabina.
E così ha vinto Grasso, un altro profilo nuovo (i due presidenti sono entrambi neoeletti) e decisamente positivo, per il suo impegno antimafia da procuratore, ribadito oggi nel suo discorso di insediamento in cui ha dichiarato il suo desiderio di una commissione parlamentare d'inchiesta "sulle stragi irrisolte del Paese".


Qualche commento sulle nomine di oggi: la coalizione da me votata alle ultime elezioni e quindi anche il mio partito hanno dato un bel segnale: anziché eleggere esponenti storici di lungo corso (si era parlato di Franceschini alla Camera e della Finocchiaro al Senato) ha scelto due nomi nuovi, di parlamentari neoeletti che hanno testimoniato con il loro lavoro un impegno personale a favore dei più deboli e dimenticati e della legalità (scusate la retorica, lo ammetto...): un segno di voler davvero portare un po' di cambiamento, probabilmente simbolico (bisogna vedere quali saranno i nomi per governo e Presidente della Repubblica), ma non sottovalutiamo l'importanza dei simboli.
Facilmente comprensibile la condotta del PDL e della Lega alla Camera, che non avendo alcuna possibilità di far passare un loro candidato hanno votato scheda bianca, e al Senato, dove hanno provato, sperando magari nel sostegno dei Montiani, a far eleggere il presidente uscente e loro membro di partito Schifani.
Meno comprensibili invece l'operato di Monti e degli eletti del M5S, soprattutto del primo. Ai Grillini non si può certo imputare la mancanza di chiarezza, coerenza e linearità: non hanno cercato accordi con nessuno e di conseguenza non hanno neanche chiesto a nessuno di votare i loro candidati; si possono inoltre apprezzare i loro applausi al discorso della Boldrini, effettivamente di spessore. Non comprendo né approvo però il loro ennesimo atteggiamento da "sono tutti uguali" mostrato ancora una volta con la dichiarazione di Crimi, capogruppo del M5S al Senato, in cui egli comunicava che il suo partito ha deciso "di non fare da stampella a nessuno", e soprattutto con il post sul blog di Beppe Grillo a commento del voto per Grasso da parte di alcuni suoi eletti: "Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo [di non votare né Grasso né Schifani, N.d.A.] ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze", come a voler ribadire che i due sono paragonabili; faccio notare i tanti commenti in disaccordo a questo post, anche se in effetti è sempre difficile stabilire se gli autori siano davvero aderenti al M5S. Ricordo inoltre che il presidente del Senato fa a tutti gli effetti le veci del Presidente della Repubblica, ed è generalmente l'incaricato di verificare le possibilità di formare un governo nel caso non ci sia un leader con un appoggio maggioritario, cosa che accadrà probabilmente quando Bersani non otterrà la fiducia al Senato: il M5S davvero avrebbe voluto lasciare un incarico così delicato ora a uno come Schifani?
Monti però ha fatto ben di meglio: prima voleva farsi eleggere a presidente del Senato, poi, quando Napolitano gli ha ricordato che lui è già presidente del Consiglio e si sarebbe quindi dovuto dimettere, per di più senza possibilità di essere sostituito immediatamente visto che l'unico a poterlo rimpiazzare dovrebbe essere il vice-presidente, che in questo governo non esiste, ha risposto piccato affermando di obbedire alle parole di Napolitano senza però condividerle. Infine, per tutto il giorno ha ventilato l'ipotesi di poter votare Schifani (e scusate se metto un link di Libero) invece di astenersi, mossa che non avrebbe avuto alcun significato se non quello di fare un dispetto al PD e a SEL che non si sono prestati a votarlo. A riguardo cito solo le parole di Scalfari (probabilmente pronunciate in origine da Napolitano): "Chi conosce l'amore oltre i settant'anni perché prima non lo conosceva diventa matto. Ma questo è vero anche per chi incontra la politica dopo i settant'anni".

Si possono prevedere futuri scenari sulla base delle votazioni di oggi?
Il voto di qualche esponente del M5S a Grasso non dà qualche speranza a Bersani per un eventuale fiducia al Senato. In questo caso la questione è ben diversa, non basterebbe il voto di qualche dissidente, dovrebbe essere praticamente l'intera pattuglia di senatori a votarlo (cosa improbabile), a meno di strani giochi numerici in cui una ventina senatori del M5S rimangono in aula a dare voto contrario e gli altri se ne vanno, in modo che i no sarebbero 137 e i sì, se i Montiani sostenessero Bersani (altra eventualità poco probabile), sarebbero circa 140 (e già da quanto è contorto questo scenario si capisce quanto esso sia impossibile). Anzi, questo voto dimostra ancora una volta che Bersani non è candidato da poter convincere qualche Grillino a fare il dissidente: ci vorrebbe una figura "à la Grasso", un personaggio nuovo e dall'alto profilo personale (un Rodotà o uno Zagrebelsky), ma non è neanche detto questo che funzioni, visto che oggi qualcuno di loro ha votato Grasso solo per evitare il rischio Schifani (vedi sopra).
Paradossalmente, quindi, la vittoria della linea di Bersani riduce le sue possibilità di formare un governo, ma dall'altro mostra anche come la via di un accordo col PDL sia praticamente da escludere, come affermato oggi anche da Franceschini ai microfoni di Rai3.
E quindi? Probabilmente si tornerà a votare presto: peccato, questo è un Parlamento con dei presidenti delle due Camere rispettabili come non avveniva da un bel po' di tempo a questa parte, il più giovane, con la maggior presenza di laureati, di donne (al loro bagno alla Camera c'era una coda lunghissima, cosa mai vista) e di neoeletti di sempre...
Ah, ovviamente queste previsioni possono essere sconfessate tra un mese, quando si voterà il nuovo Presidente della Repubblica: lì i partiti si scanneranno davvero, visto che comunque chi sarà eletto resterà in carica per sette anni e dovrà gestire una crisi parlamentare delicata e delle probabili elezioni a breve sulla cui prevedibilità dei risultati nessuno è disposto a scommettere neanche un centesimo.
Non può mancare il mio saluto in musica: la buona notte e la buona domenica oggi ve la dò a ritmo di flauto traverso :)

11 commenti:

  1. Bell'analisi. Da un lato sembrava che una parte del m5s tirasse fuori un po' di pragmatismo, dall'altra arriva Grillo a dire che chi l'ha fatto deve dimettersi. A me sembra fuori dal mondo. L'unica speranza che nutro ormai è che qualcuno operi una scissione creando un partito che conservi i principi del m5s senza questo fastidioso oltranzismo.
    Riguardo a Grasso: la sua posizione non mi è del tutto chiara, dato che ho trovato sue dichiarazioni del tipo "a Berlusconi dovrebbe essere data il premio per l'antimafia" e analoghe ombre scure. Non vorrei che sotto sotto, sia un candidato gradito anche dal PdL, a quel punto la posizione dei Grillini andrebbe rivista. Anche se a mio parere tra Schifani e chiunque, meglio chiunque.

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  2. Il punto di vista di un grillino che avrebbe votato per Grasso:

    Mi rendo conto che la politica non è proprio una cosa per me. Dopo tanti anni in cui mi sono interessato, ho studiato e anche collaborato con questo mondo rimango ancora un idealista e un credulone che si aspetta che le persone che scelgono questa strada lo facciano per senso civico. In particolare mi riferisco alla sinistra, visto che l’altra sponda non mi ha mai sfiorato ed è un mondo che non ha per me alcun interesse. Negli ultimi 20 anni mi sono abituato a una “sinistra” apparentemente docile con Berlusconi e la sua cricca che, anche quando ne ha avuto la possibilità non ha MAI colpito i suoi interessi e soprattutto i suoi conflitti mi sono dimenticato del fatto che questi sono politici di professione e che sanno bene come raggirare chi agisce ancora in buona fede e crede nel miglioramento. Infatti non erano docili, ma conniventi. In tv andavano a fare il teatrino della contrapposizione, ma poi, lontano dal popolo, firmavano accordi per silenzi incrociati su frequenze televisive e appalti pilotati. Il “PD senza elle” lo avevo capito a metà, è molto più una triste verità che una provocazione di un comico.
    Ieri ci ho riflettuto molto e penso proprio che Zdravko abbia ragione ("Chi fa accordi col PD senza elle muore.") . E' stata molto probabilmente un abile trappola studiata dalle eminenza grigie del PD nella notte prima di votare (infatti il giorno prima Vendola diceva che sarebbe giusto dare la presidenza della Camera al primo partito, cioè al M5S, poi, qualcuno, forse il prossimo presidente della Repubblica ha fatto una serie di telefonate…). E' stata una trappola in cui io sicuramente sarei caduto in pieno (e questo mi dimostra ancora una volta che sono troppo ingenuo per la politica o perlomeno che non è costruttivo lasciarsi trasportare dalle emozioni, ma bisogna attenersi a quello che hanno deciso gli elettori). La candidatura (inutile visto che il governo durerà pochi mesi) di un rappresentante dell'antimafia contro un mafioso al Senato (dopo che la deliziosa trappola alla Camera era fallita, ma anche li hanno scelto un candidato di altissimo profilo che senza la presenza del M5S non sarebbe mai stato lanciato) è stato probabilmente tra le migliori mosse politiche che il PD abbia fatto negli ultimi anni. Spaccatura nel M5S, accordo sottobanco con il Pdl per la presidenza della Repubblica (quella si che dura 7 anni) e bloccata l'ascesa del M5S per le prossime elezioni... Almeno che non reagiamo compatti e trasparenti senza farci prendere dal panico. Continuo a pensare che non sia successo niente di grave (e continuo ad essere felice di non avere Schifani al Senato…), i media ingigantiranno la “crisi”, le tv inviteranno altri falsi appartenenti del M5S che parleranno male di Grillo e gli attacchi andranno anche intensificandosi, ma questa è la strategia di chi ha VERAMENTE paura di perdere tutto il proprio potere, di far emergere tutti gli scheletri dall’armadio dove gli hanno sepolti (e continuo a dire che ci devono dare il Copasir, poi si che si ride…)
    C'è da stare molto più in guardia di quello che pensavo, questi sono disposti a fare di tutto, anche dare la presidenza della repubblica a un uomo di Berlusconi pur di bloccare il Movimento. Dobbiamo stare uniti, trasparenti (mai più discussioni senza diretta straming, quello è stato forse il peggior errore di questa vicenda) e andare avanti per la nostra strada. A queste persone non frega proprio niente dell'Italia e degli italiani, vogliono solo mantenere le cose così come stanno e soprattutto vogliono fermare il crescente consenso verso il Movimento. Vi prego amici, anche se forse siamo caduti nella prima trappola non facciamone un dramma, anzi utilizziamolo come esperienza per non fare errori in futuro, restiamo uniti, compatti e andiamo avanti a ripulire questo paese! Io ho sempre un enorme fiducia in tutti voi e voglio ritornare ad essere orgoglioso del mio paese...
    Avanti uniti e trasparenti, il futuro è nostro!

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    1. Konte, ti ho già risposto su FB, ma copio qui:
      solo una domanda: per te la cosa migliore è andare alle elezioni? Ma sei sicuro che il M5S le vincerà? Seguendo un po' l'attività mi sembra che si stiano un po' sputtanando, poi è sempre difficile prevedere il voto della ggente. Ripeto che per me l'appoggio esterno al PD sarebbe la cosa più saggia da fare: lo tieni per le palle e fai approvare un pacchetto di leggi buone e politicamente vinci se va bene, ma se va male la colpa è del PD. Andare alle elezioni adesso sarebbe molto sconveniente politicamente ed economicamente (ci sono anche le elezioni tedesche a settembre, da non dimenticarlo) inoltre sono molto scettico sulle capacità governative del M5S da solo. Sarebbe meglio un anetto di apprendimento con il PD. my 2 cents

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    2. Non abboccare alle trappole: a parte che questo atteggiamento da complotto permanente non lo approvo più di tanto, ma supponiamo che abbia una qualche fondatezza.
      In coerenza con questa linea, il M5S non dovrebbe approvare nessuna proposta di legge che sia presentata da altri partiti, visto che potrebbe anch'essa essere una trappola? E questo non è in contraddizione con quanto detto dagli stessi capigruppo, che avevano annunciato più volte il no ad ogni fiducia ma la disponibilità a votare le leggi se condivisibili?
      Ah, e il richiamo di Beppe Grillo all'impegno (al contratto, come l'ha chiamato lui) per i parlamentari a votare seguendo l'orientamento della maggioranza è senza senso, quanto meno illegale: finché l'articolo 67 della Costituzione sarà in vigore, un tale impegno è illegale. A parte che oggi Grillo mi sembrava più accomodante, ma comunque se volesse espellere chi ha votato Grasso, potrebbe farlo, però anche qui, chi lo decide? Questo secondo me è il cortocircuito del M5S.

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  3. Un'altra piccola cosa: se chi fa politica nelle istituzioni non è in grado di affrontare un minimo di machiavellismi (badate bene, non parlo della nomina di Grasso, faccio un discorso generale) allora è meglio che ci pensi bene prima di impegnarsi. Non è che Robespierre o Lenin, due rivoluzionari, non sapessero nuotare tra gli squali, tanto per essere chiari...

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  4. Infatti la vittoria di Grasso è un goal per Bersani/Berlusconi e un primo scivolone per il M5S che hanno appunto pagato la loro inesperienza a questo modo di giocare. Ma non è una cosa grave se non ne faranno una catastrofe. Ci siamo cascati, spero che dagli errori si impari e si maturi (essenziale è abbassare i toni come anche Grillo ha comiciato a fare), andiamo avanti e attrezziamoci meglio per il futuro. Messora come comunicatore mi piace, ancora più importante sarà capire come riuscire legalmente a trasmettere in diretta streaming dall'interno del Parlamento (perchè questa è la cosa che è piaciuta meno agli elettori).
    Riporto l'articolo di un giornalista con cui sono spesso in disaccordo e che non mi piace moltissimo, ma su questo argomento è stato molto più bravo di me a leggere questo repentino cambio di candidati nella notte prima delle elezioni.

    "I 5 Stelle che han votato Grasso contro Schifani sapevano bene chi è Schifani e hanno scelto il meno peggio, cioè Grasso. Ma non avevano la più pallida idea di chi è Grasso, e questo è un bel problema. Specie per chi dice di informarsi sul web per sfuggire alla propaganda di regime. Se l’avessero fatto davvero, avrebbero scoperto che il dualismo Schifani-Grasso era finto. Schifani è sempre piaciuto al Pd, che infatti 5 anni fa non gli candidò nessuno contro, votò scheda bianca e mandò la Finocchiaro a baciarlo sulla guancia. Quando poi il sottoscritto raccontò in tv chi è Schifani, i primi ad attaccarmi furono Finocchiaro, Violante, Gentiloni, il direttore di Rai3 Ruffini e Repubblica. Schifani era il pontiere dell’inciucio Pdl-Pd. Così come Grasso che, per evitare attacchi politici, s’è sempre tenuto a debita distanza dalle indagini più scomode su mafia e politica, mentre altri pm pagavano e pagano prezzi indicibili per le loro indagini. Nessuno l’ha scritto, nei soffietti al nuovo presidente del Senato: ma Grasso, quando arrivò alla Procura di Palermo nel 2000, si ritrovò Schifani indagato per mafia e lo fece subito archiviare (l’indagine fu riaperta dopo la sua dipartita). Così, un colpo al cerchio e uno alla botte, divenne il cocco del Pdl (che lo impose alla Pna, estromettendo per legge Caselli), del Centro (che voleva candidarlo) e del Pd (che l’ha candidato). Ma ciò che conta in politica non è la verità, bensì la sua percezione: perciò sabato era difficile per i grilli siculi non votare un personaggio da tutti dipinto come un cavaliere senza macchia e senza paura. Anche stavolta i media di regime ce la mettono tutta per fare il gioco dei partiti, con il sapiente dosaggio di mezze verità e mezze bugie e il dizionario doppiopesista delle grandi occasioni.
    Leninismo. La regola base della democrazia è che si decide a maggioranza e chi perde si adegua o esce (salvo poche questioni che interpellano la coscienza individuale). Così ha fatto M5S sui presidenti delle Camere, decidendo a maggioranza per la scheda bianca. Ma, siccome non piace al Pd, la minoranza diventa democratica e la maggioranza antidemocratica. “Leninista”, dice Bersani, senza spiegare con quale metodo democratico è passato in 48 ore dall’offerta delle due Camere a Monti e M5S, al duo Franceschini-Finocchiaro, al duo Boldrini - Grasso.
    Dissenso. Da che mondo è mondo il parlamentare che approfitta del segreto dell’urna per impallinare il suo partito è un “franco tiratore”. Ma, se è di M5S, la sua è una sana manifestazione di dissenso contro la pretesa di Grillo di telecomandarlo.Indipendenza. Per vent’anni, se uno passava da destra a sinistra era un “ribaltonista”, mentre se passava da sinistra a destra era un “responsabile”. Ora, se un grillino porta acqua al Pd è un bravo ragazzo fiero della sua indipendenza; se resta fedele al suo movimento e ai suoi elettori, è un servo del dittatore Grillo.
    Scouting. Quando B. avvicinava uno a uno gli oppositori per portarli con sé, era “mercato delle vacche”, “compravendita”, “voto di scambio”. Se Bersani sguinzaglia gli sherpa ad avvicinare i grillini uno a uno, è “scouting” e odora di lavanda.

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  5. Il finale del articolo precedente:

    Epurazione. Se Pd, Pdl, Udc, Lega espellono un dirigente che ha violato le regole, è legalità. Se lo fa M5S, è “epurazione”. Rivolta. Ci avevano raccontato che Adolf Grillo e Hermann Casaleggio lavano il cervello al popolo del web e censurano sul blog i commenti critici (un po’ incompatibili col lavaggio del cervello). Ora scopriamo che c’è la “rivolta del web” pro-dissenzienti. Ma anche, dal sondaggio di Mannheimer sul Corriere, che il 70% degli elettori M5S è contro l’inciucio col Pd. Gentili tromboni, potreste gentilmente mettervi d’accordo con voi stessi e poi farci sapere come stanno le cose, possibilmente chiamandole col loro nome?" Marco Travaglio, editoriale del Fatto Quotidiano del 19 marzo 2013

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  6. Devo rispondere al Konte due volte, visto che ha argomentato prima direttamente poi per interposto Travaglio :)
    Scherzi a parte, nella tua argomentazione, Konte, mi va tutto bene, tranne un passaggio, che cito: "la vittoria di Grasso è un goal per Bersani/Berlusconi". Questo starebbe a significare che c'è un complotto di PD e PDL, che ufficialmente litigano ma poi sotto sotto hanno solo l'obiettivo di gabbare il M5S. Peccato che di questo complotto unitario anti M5S non mi siano state fornite prove, e non basta dire che poiché il complotto, qualora ci fosse, avrebbe ottenuto i risultati ottenuti, questo suo successo basta a giustificare la veridicità della sua presenza. Messo in parole più semplici, non basta dire che il complotto ha avuto successo per dimostrarne l'esistenza: mi si citino riunioni segrete, dichiarazioni d'intento comune anti M5S dopo le elezioni e poi ne riparliamo. Per ora quello che è certo è che la coalizione PD-SEL ha voluto mettere in difficoltà il M5S, scegliendo due candidature secondo me di tutto rispetto, per far emergere le contraddizioni interne al M5S. E questo non è complotto, ma abilità politica nel saper agire e mettere in luce i punti deboli di quello che, fino ad accordi contrari, è ancora un avversario politico.

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  7. La seconda risposta arriva tra poco: ora devo cenare :)

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  8. I miei commenti sull'articolo di Travaglio.

    Grasso
    Travaglio porta come prova dell'inciucio PD-PDL il fatto che Grasso non stia antipatico al PDL e che lo abbia eletto alla Procura Nazionale Antimafia. Secondo me è una verità parziale, nel senso che quella, più che una manovra pro Grasso, fu una scelta contro Caselli, lui si uomo che il PDL vede come fumo negli occhi.
    Sulla sua archiviazione su Schifani purtroppo non ho trovato materiale, anche se ammetto di non aver fatto una ricerca approfondita. Però ci sono alcune cose significative: Travaglio dice che la posizione su Schifani fu riaperta una volta che Grasso passò da Palermo a Roma nel 2005 (http://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Grasso#Capo_della_Direzione_nazionale_antimafia). Se tale riapertura accadde poco tempo dopo lo spostamento di Grasso, si può presupporre che siano passati sei anni: perché Travaglio non dice nel suo post che esito essa abbia avuto? Non voglio difendere Schifani, intendiamoci, ma mi piacerebbe sapere la conclusione di tale indagine, se c'è. Travaglio non la cita, quindi non capisco da quello che lui dice se Grasso fece bene ad archiviare la posizione di Schifani, perché può darsi che anche quell'indagine riaperta sia poi finita in nulla. Ripeto, non difendo Schifani, su cui in tanti hanno indagato e al cui riguardo devono decidere i giudici, non io (sono valide comunque le perplessità di tipo politico sul candidare un processato per mafia, sia chiaro): resta il fatto che se Grasso ha chiuso un'indagine che effettivamente non aveva presupposti (mancanza di prove, loro insufficienza etc) non ha sbagliato, e se questi presupposti ci fossero o no Travaglio non ce lo fa capire.
    Che infine Grasso abbia evitato indagini su Mafia & Politica è vero, ma questo non fa di lui un criminale: non è un eroe, è un uomo che ha fatto bene il suo lavoro per quanto ne sappiamo (ad esempio, la cattura di Provenzano). Se poi saltasse fuori che Grasso aveva prove su politici collusi con la mafia e non ha fatto niente, allora sì che si potrebbe dire peste e corna su di lui. Per ora, da quello che dice Travaglio, si capisce solo che ha chiuso un'indagine poi riaperta di cui però non ci dice il finale: un po' poco, perdonatemi...

    Sulle reazioni di difesa del PD a Schifani sono d'accordo con Travaglio: schierarsi così palesemente contro un giornalista a favore di un politico è sempre sbagliato, bisognerebbe aspettare le sentenze e nel frattempo augurare a chi è processato di poter dimostrare la propria innocenza.

    Leninismo
    Non ritengo, e per ora non ho sentito affermazioni del genere sui media, che chi si è astenuto su Grasso (la maggioranza dei senatori M5S) sia dittatoriale. Se poi si ritenesse che chi lo ha fatto sia da espellere, il problema non sarebbe l'espulsione in sé, ma le modalità di decisione (vedere dopo alla voce Epurazione). Quale meccanismo democratico ha portato alla decisione su Boldrini-Grasso quando le premesse erano diverse? Il PD e SEL hanno fatto molte riunioni in questi giorni con tutti i loro parlamentari: prima hanno provato a cercare un accordo col M5S, poi questo non si è trovato, e quindi hanno deciso di votare Boldrini e Grasso. Per chi come me crede nella democrazia rappresentativa, le riunioni di parlamentari sono democratiche e hanno valore; se poi vogliamo aprire un discorso su democrazia rappresentativa VS democrazia diretta, si può fare, ma richiede molto più spazio di quanto ne possa dare qui.
    [CONTINUA]

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  9. [CONTINUA]
    Dissenso
    Sono d'accordo quando Travaglio afferma che non si possono fare distinzioni tra chi passa da destra a sinistra e chi fa il percorso opposto: i primi non sono santi e i secondi non sono da condannare a prescindere, dipende dalle motivazioni. I passaggi di Cossiga a sostenere D'Alema nel 1999 hanno lo stesso valore etico di quelli di Scilipoti & Razzi. Però non nego in principio che un parlamentare possa maturare convinzioni che possano spingerlo a cambiare schieramento: secondo me le motivazioni di Fini a lasciare il PDL non sono confrontabili con quelle dei casi da me citati precedentemente.
    Franchi tiratori? Beh, ci sono anche qui ragioni e ragioni, almeno secondo me: chi per esempio vota contro una missione di guerra quando il suo partito è favorevole può essere definito tale?
    Per riassumere, per me l'Art. 67 della Costituzione, che non ammette vincolo di mandato per i parlamentari, è prezioso: è ovvio che non bisogna abusarne, ma ogni parlamentare deve usarlo solo quando lo ritiene veramente necessario, e ho fornito un esempio che secondo me ha un gran valore.

    Scouting
    Anche qui, fare di tutta un'erba un fascio è secondo me sbagliato. Promettere cariche per cambiare casacca è effettivamente mercato delle vacche, mentre secondo me è giusto parlare con gli altri parlamentari riguardo alcune cose importanti che prescindono dagli schieramenti di partito perché riguardano tutti (legge elettorali, modifiche costituzionali) ma anche sul funzionamento delle istituzioni (presidenze delle camere, ad esempio). Se mi volete portare l'esempio di Vendola che cerca di convincere uno dei deputati del M5S che ha votato Grasso a passare a SEL, vi comunico che era uno scherzo (vedere http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/palermo/notizie/politica/2013/19-marzo-2013/vendola-telefona-campanellaper-comprarlo-ma-scherzo--212254922455.shtml per credere).

    Epurazione
    Come detto in precedenza, le espulsioni da un partito non sono uno scandalo, sono sempre accadute e sempre accadranno: ciò che fa la differenza sono le modalità e le motivazioni. Un conto è che a decidere sia solo Grillo, un altro è che ci sia una commissione apposita democraticamente eletta; parimenti, è diverso espellere un membro per un voto difforme dal resto del partito su una misura specifica rispetto al cacciare uno condannato in maniera definitiva per corruzione.
    Sui sondaggi di Mannheimer: sono questi gli strumenti di rappresentanza diretta a cui pensa il M5S? Non credo, e infatti sono sicuro che i parlamentari del M5S non ci baderanno mai: citarli da parte di Travaglio è strumentale, senza poi menzionare le grandi cantonate che hanno preso i sondaggi sulle ultime elezioni nazionali. Ci tengo comunque a ribadire che anche menzionare i commenti ai post di Grillo per parlare di spaccature nel M5S lasci il tempo che trova: l'unico modo per accertare tale fatto sono o strumenti di democrazia interna (rivolta a tutti gli elettori o solo agli iscritti poco conta) o le elezioni, tutto il resto è noia, per dirla con Califano.

    Insomma, Travaglio dice alcune cose con cui concordo, su altre è poco preciso (e.g., Grasso), su altre invece tende a semplificare troppo, con ragionamenti politici basati più su una logica di tifoseria, la stessa che contraddistingue Berlusconi e che penso bisogna strenuamente combattere: io ritengo che tra consociativismo e contrapposizioni stile ultras ci sia una terza via.

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