martedì 15 gennaio 2013

Mi bevo uno spread - parte prima

Me ne stavo quieto e tranquillo spaparanzato sul divano quando purtroppo ho aperto il solito quotidiano di intrattenimento e sono incappato inavvertitamente in un articolo sullo spread

Il buon Steve mi aveva già suggerito di sviscerare ed analizzare questo tema. Gli scribacchini mi istigano nella stessa direzione e allora proviamo a combattere la pigrizia.

Attenzione: si avvertono le splendide lettrici e gli spettabili lettori che il seguente post sarà molto palloso.

Introduzione

Allora: forse non tutti sanno che si può chiamare lo spread  con l'italianissimo e meno sexy "differenziale", proprio perché è la differenza tra due misure. Il differenziale correntemente di moda è il differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato italiani (BTP) e tedeschi (Bund) di pari durata (p.es. 5 o 10 anni).

Però prima di passare al tema mi sembra opportuno spiegare alcuni termini e concetti. Perché se non si capisce di cosa si parla, non si può parlare con cognizione di causa del differenziale. Ora questa può sembrare la spocchia di un ragioniere, ma secondo me questi concetti di base dovrebbero essere compresi da una persona di media cultura, ma in Italia c'è una profonda ignoranza sui temi finanziari.

Facciamo quindi un passo indietro: cos'è un BTP? Buono del Tesoro Poliennale. È una tipologia di titolo di Stato, esistono anche i CCT (Certificato di Credito del Tesoro), CTZ (Certificato del Tesoro Zero-Coupon), BOT (Buono Ordinario del Tesoro). Esistono poi gli inflation linked il cui rendimento e/o rimborso dipendono dall'inflazione, ma lasciamoli da parte.

Sono tutti titoli di credito, ovvero obbligazioni, emessi dallo Stato Italiano. In inglese si chiamano bond. Rappresentano un debito dello Stato verso i detentori. Alla sottoscrizione dei titoli lo Stato riceve soldi (il valore d'emissione dei titoli) e il sottoscrittore viene remunerato. Le sigle precedenti si distinguono come segue:
- BTP durata oltre 1 anno - attualmente il BTP in circolazione più lungo è quello che scade nel 2041. Paga (di norma semestralmente) un tasso d'interesse fisso definito all'emissione. 
- CCT anche durata oltre all'anno e la differenza è che pagano una cedola (l'interesse) variabile legata all'interesse dei BOT.
- BOT sono di breve durata (da un mese ad un anno) e invece di pagare cedole (interessi periodici) viene emesso sotto la pari, ovvero sotto il 100%, ma viene rimborsato alla pari, ovvero al 100%. La differenza rappresenta gli interessi.
- CTZ sono come i BOT, ma a lunga durata. 

Concentriamoci sui BTP, dato che sono quelli più semplici e diffusi - sul mercato MOT ne sono quotati 70.


Approfondimento didascalico e (vagamente) tecnico

Come funziona in pratica il mercato?

Un giorno lo Stato ha bisogno di soldi, dato che le tasse non bastano mai a pagare tutto le sue spese, e si rivolge ai famigerati mercati finanziari per raccattare un po' di contante. Ma i mercati finanziari chi sono? I principali investitori sono le banche (che devono investire i soldi dei correntisti - cioè i nostri soldi), le assicurazioni (che devono mettere da qualche parte i premi assicurativi che noi paghiamo in attesa di ridarceli quando facciamo un danno o scade la polizza vita o moriamo), i fondi pensione (che devono investire da qualche parte i nostri soldi prima di ridarceli quando saremo vecchi).

I BTP vengono emessi più o meno alla pari (100% del valore), rimborsati al 100% e pagano cedole (interessi) semestrali. 
Il taglio di norma è EUR 1,000.

Mettiamo che un BTP a 10 anni venga emesso a 100, la cedola è del 3% (paga annualmente EUR 30 per ogni EUR 1,000 di nominale) e dopo 10 anni rimborsa il 100%. Il tasso interno di rendimento è del 3%.

Nel caso in cui venga emesso sotto la pari (termine tecnico italiano: "disaggio d'emissione"), ad esempio al 99%, il rendimento sarà circa del 3.12% (usare la funzione IRR o XIRR di excel); se invece è sopra la pari ("aggio d'emissione"), il rendimento è del circa 2.88%. 

Uno si chiede, ma perché non emettono sempre a 100? Perché di norma si sonda il mercato, si guarda quanto quotano circa i titoli di pari durata e si definisce la cedola con un numero tondo (2.5%, 2.75%, 3%...), che è brutto avere una cedola del 3.11784% - anche perché il nome che si usa ha il formato "BTP-1FB19 4.25" - BTP con scadenza 01/02/2019 e cedola del 4.25%). Per aggiustare il rendimento effettivo (il tasso interno di rendimento di cui sopra) si modifica il prezzo di emissione. Quindi il tasso cedolare equivale all'interesse effettivo solo se il titolo viene emesso alla pari (100%).

Cosa succede durante la vita del titolo (e questa è la parte vagamente tecnica)? 

Per prima cosa bisogna distinguere tra il prezzo ed il rendimento. Primo e fondamentale concetto dei bond. 

Ci sono delle cose fisse come la cedola (teniamo il 3%) e il valore o prezzo di rimborso (100% o EUR 1,000). Questo non cambia. Quello che cambia ogni giorno è il prezzo e in base a questo il rendimento effettivo. 
Tornando ai numeri di prima, se il bond 10 anni/3% emesso a 100 rende il 3%, ma lo stesso giorno di emissione a tutti piace e lo comprano e il prezzo sale a 101%, il rendimento scende a 2.88%. Di converso se lo vendono e va a 99%, il rendimento effettivo sale a 3.12% (per avere un'idea, se il prezzo è 95% il rendimento è 3.60%, se è 105% è 2.43%).

Quindi: il rendimento è inversamente correlato col prezzo. La sensitività la chiamano duration - solito trucco da economisti per rendere le cose poco immediate.

Perché cambia il prezzo? E qui ci avviciniamo al tema principale. 

Per prima cosa non esiste un tasso d'interesse. C'è il tasso ufficiale della Banca Centrale Europea, c'è il rendimento dei titoli di Stato dei vari paesi europei, c'è il tasso Euribor e Swap e tanti altri. Inoltre c'è un tasso per ogni scadenza - si chiama la curva dei tassi. Perché? Per colpa del valore temporale della moneta. 

Oggi EUR 100 incassati oggi valgono lo stesso che EUR 100 incassati tra 3 anni? No, perché se i tassi d'interesse sono positivi (come accade quasi ovunque) gli EUR 100 oggi li posso investire ed averne di più fra 3 anni (p.es. EUR 100 investiti al 3% diventano EUR 109.27 (= 100 * (1,03) ^3) ). 

E arriviamo allo spread. Quello che chiamano oggi spread è la differenza tra il rendimento dei BTP e dei BUND con stessa durata. 

Se il Bund rende il 2% e il BTP 3%, lo spread è 1%. Che gli economisti chiameranno 100 punti base o basis points. Perché si usa la percentuale per il rendimento e i punti base per lo spread? Primo perché fa più figo, secondo perché spesso le differenze sono meno di 1% e allora invece di parlare di zerovirgolaventicinquepercento si dice 25bps. Gli economisti risparmiano.

Ora dico un poesia.

Se fossi gatto, miau.
Se fossi cane, bau.
Se fossi tardi, ciau.
 
Fine della prima parte. Un giorno ci torno per continuare e per parlare male dell'articolo sopra.

Nessun commento:

Posta un commento